lundi 3 mars 2014

Mercados

La crisi in Ucraina affonda le Borse europee.
Crolla Mosca, fuga dall'azionario: bene i Btp

Per il Micex russo è la giornata più difficile dal febbraio 2009. Anche Milano crolla, l'euro supera quota 50 contro il rublo, ma sono soprattutto dollaro e yen a rafforzarsi. La crisi spinge le materie prime-rifugio: rally per l'oro e il petrolio, di cui Mosca è una grande esportatrice, schizza il prezzo del grano. Lo spread tra Btp e Bund torna in area 190 punti base, ma il rendimento cala beneficiando della liquidità in circolazione

MILANO - L'acuirsi delle tensioni in Crimea, dove la Russia di Putin si è di fatto presa il controllo del territorio mobilitando 15mila uomini, manda al tappeto tutti i mercati. Le reazioni principali si registrano proprio a Mosca, dove il listino principale Micex arriva a cedere il 13,5%, per poi chiudere a -10,8%. Tra i titoli più in difficoltà si vede Gazprom, in calo di circa dodici punti percentuali. Le ripercussioni si rintracciano chiaramente anche sul valutario, con il rublo che si deprezza e porta l'euro a superare per la prima volta la soglia simbolica di 50 rubli, mentre il dollaro sale fino a un passo da quota 37, oltrepassando il record del 2009. Come non bastasse, la Banca Centrale russa ha annunciato un rialzo inatteso del tasso di riferimento al 7%, dal precedente 5,5%, a causa del manifestarsi di "rischi per l'inflazione e la stabilità finanziaria"; una decisione presa in un incontro non previsto dei banchieri centrali, proprio mentre i mercati sono in tensione per l'escalation della crisi ucraina.

Il caos ucraino si trasferisce su tutti listini e genera i classici movimenti di un periodo di crisi: scendono i rendimenti dei Treasury americani, si rafforzano dollaro, yen, oro e petrolio. Anche per le Piazze
europee la giornata si tinge di rosso: il Ftse Mib di Milano - che ripartiva dai massimi del 2011 - cede il 3,34% (la mappa dei listini globali); non va meglio aFrancoforte, dove il Dax perde il 3,44%, mentre Parigiscivola del 2,66% e Londra lima l'1,49%. In Australia, la Borsa di Sydney cede lo 0,38%, mentre Seoul perde lo 0,77%. Hong Kong, dopo aver trattato in rialzo, chiude in rosso dell'1,08%, mentre Shangai riesce a strappare un progresso dello 0,9%. Anche Wall Street è in calo: il Dow Jones cede l'1,2%, come il Nasdaq, mentre lo S&P500 arretra dell'1%.

A beneficiare della situazione è l'intero comparto obbligazionario. Lo spread Btp-Bund segna un leggero rialzo a 189 punti base, ma il rendimento del Btp decennale sul mercato secondario è sceso al 3,45%, ai minimi dall'ottobre 2005: il calo dei tassi è prodotto dalla fuga degli investitori dall'azionario e dalla ricerca di buoni rendimenti a rischi contenuti. Tra i singoli titoli di Piazza Affari, invece, si guarda a Eni, il colosso petrolifero tricolore maggiormente interessato dalla situazione in Russia e Ucraina. A soffrire di più èUnicredit, anche se Mediobanca giudica "ininfluente" l'esposizione nell'area contesa. Occhio anche a Fiatnel giorno delle immatricolazioni.

"Il nome del gioco è 'avversione al rischio': i Treasuries e lo yen sono in rally con l'oro, mentre il petrolio si rafforza visto che la Russia è un importante esportatore"; così Dariusz Kowalczyk, uno strategist del CréditAgricole CIB a Hong Kong, fotografa la situazione. "I mercati sono sempre più preoccupati e le valuteemergenti sono affette dal contagio". A sostegno della teoria che premia i titoli di Stato.

L'euro, che come accennato si è rafforzato sul rublo, registra invece un calo nei confronti delle altre divise forti: la moneta unica chiude sotto quota 1,38 dollari, passando di mano a 1,3767, mentre si sono rafforzati il franco svizzero, salito a 1,213 sull'euro, e lo yen (139,7), considerati beni rifugio durante le crisi. Lo stesso principio spinge al rialzo l'oro: il contratto del metallo giallo con scadenza ad aprile sale di circa due punti percentuali in area 1.350 dollari l'oncia a New York. Non va diversamente per il petrolio: è in rialzo a New York, dove le quotazioni salgono del 2% verso 105 dollari al barile. Sempre tra le materie prime, schizza il prezzo del grano (di cui l'Ucraina è grande produttrice) che ha raggiunto le quotazioni più alte da dicembre toccando sul mercato di Chicago i 6,30 dollari a bushel (27,2 kg) per le consegne a marzo.

In Europa, l'indice Pmi manifatturiero è sceso a 53,2 punti; anche la rilevazione per l'Italia ha mostrato un netto calo con l'indice che si è portato a quota 52,3 punti dai 53,1 del mese precedente. Il consensus era per un calo meno marcato a 52,8 punti. L'Istat ha poi certificato il crollo dell'1,9% del Pil italiano nel 2013, contro il -1,7% preventivato dal governo, mentre il deficit si è attestato al 3%. Anche per questo il direttore del Fmi, Christine Lagarde, è tornata a chiedere all'Eurozona "politiche accomodanti e misure mirate a ridurre la disoccupazione e accelerare la crescita". Negli Usa le spese personali dei consumatori americani sono aumentate in gennaio dello 0,4%. L'aumento è risultato superiore alle attese degli analisti, che scommettevano su un +0,1%. I redditi sono saliti dello 0,3%. L'indice Ism manifatturiero, che monitora l'andamento della manifattura statunitense, è salito in febbraio a 53,2 da 51,3 di gennaio: il dato è migliore delle attese degli analisti.

Chiusura in calo anche per Tokyo, in mattinata: l'indice Nikkey registra un calo dell'1,27% a 14.652,23 punti, in recupero dopo che nella prima parte della seduta ha ceduto fino al 2,68%. Oltre alla situazione della Crimea, sugli scambi asiatici pesa anche il rallentamento dell'economia cinese: la produzione manifatturiera cinese ha registrato a febbraio la più forte contrazione degli ultimi sette mesi e l'indice definitivo pubblicato da Hsbc è scivolato a 48,5 dal 49,5 di gennaio (una cifra superiore a 50 indica un'espansione dell'attività manifatturiera, mentre un indice inferiore a 50 segnala una contrazione).
(03 marzo 2014)

Aucun commentaire: