vendredi 30 mai 2014

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Bankitalia, allarme sulla Tasi: nel 2014 può arrivare a costare il 60% in più

La simulazione di Palazzo Koch: se l'aliquota Tasi scelta dai sindaci fosse posta al livello massimo si tornerebbe al peso dell'Imu 2012, con un aggravio del 60% rispetto all'anno scorso. Al livello minimo, l'aumento sarà "solo" del 12%. Delrio: "Tranquilli, sarà più bassa". Per finanziare deficit e 80 euro, l'anno prossimo serviranno 14,3 miliardi

MILANO - Nel mezzo del caos Tasi, la Tassa sui servizi dei Comuni rinviata in molti enti locali a settembre dopo un lungo tira e molla, la Banca d'Italia fa i conti in tasca agli italiani e lancia l'allarme per le finanze delle famiglie: il saldo potrebbe essere più salato del 60% sul 2013 per le prime case, con l'effetto di tornare al livello dell'Imu del 2012. Nella simulazione di via Nazionale è chiaro che la scelta è in mano ai Comuni: se l'aliquota Tasi scelta da tutte le amministrazioni sarà quella massima del 2,5 per mille, il prelievo sulle prime case salirà del 60% rispetto al 2013, anno eccezionale per l'abolizione dell'Imu stessa, tornano ai livelli dell'Imposizione sugli immobili del 2012. Se ci si limiterà all'aliquota base dell'1 per mille l'aumento sul 2013 sarà del 12%. In soldoni, il prelievo di quest'anno potrebbe aggirarsi tra i 400 e i 600 euro.

E' quanto calcola appunto la Banca d'Italia, all'interno della sua relazione annuale, in un capitolo dedicato ai conti delle Amministrazioni Locali. In via Nazionale esordiscono dicendo che i bilanci degli enti hanno registrato un "sostanziale pareggio" nel 2013, con tanto le entrate che le spese che si sono attestate al 15 per cento del Prodotto interno lordo.

Un conteggio che fa scattare la reazione del sottosegretario Graziano Delrio: "Noi siamo tranquilli e sereni", gli italiani con la Tasi
pagheranno meno. Sulle valutazioni di Bankitalia spiega: "Rispetto al 2012, che è l'anno di riferimento, non è assolutamente così".

E' bene ricordare che, come definito dall'ultima legge di Stabilità, all’aliquota base è dell'1 per mille, i sindaci possono introdurre modifiche purché la somma fra l’aliquota della Tasi e quella dell’Imu non ecceda il 6 per mille per le abitazioni principali e il 10,6 per gli altri immobili; per il solo 2014 l’aliquota della Tasi non può superare il 2,5 per mille. A ciò, si aggiunge la successiva possibilità affidata ai Comuni di superare le aliquote massime consentite per la Tasi sulle abitazioni principali e sugli altri immobili, complessivamente di un ulteriore 0,8 per mille, purché usino il ricavato per finanziare le detrazioni per le prime case come accadeva per l'Imu.

Nell'ambito dell'evoluzione dei tributi locali, gli economisti di Palazzo Koch ricordano che "la fiscalità immobiliare svolge un ruolo preminente" per la finanza comunale. In pratica, i balzelli vari sulle case sono fondamentali per i conti dei sindaci, tanto che nel 2012 fornivano la copertura di un quarto delle spese correnti dei Comuni. Nel ripercorrere l'evoluzione normativa, Bankitalia riconosce che "la tassazione patrimoniale sull’abitazione principale è stata reintrodotta nel 2012, con l’entrata in vigore dell’Imu; è stata sostanzialmente soppressa per le abitazioni non di lusso nel 2013, e reintrodotta di fatto dal 2014 con la Tasi".

Un’analisi per i Comuni capoluogo di regione evidenzia una significativa contrazione del prelievo locale sulle abitazioni principali non di lusso nel 2013, come mostra anche la figura riportata di seguito. Ma Bankitalia aggiunge: "Il prelievo complessivo è destinato ad aumentare nel 2014; qualora gli enti incrementassero le aliquote fino al 2,5 per mille, la tassazione locale su tali immobili si riporterebbe sui livelli del 2012".


Relazione annuale Bankitalia

La simulazione di Palazzo Koch porta a questa conclusione: "Considerando un’abitazione principale non di lusso, nella media dei Comuni capoluogo il prelievo si è ridotto complessivamente di circa il 40 per cento fra il 2012 e il 2013 (la componente relativa ai servizi sarebbe aumentata di circa il 20 per cento, a fronte di una riduzione di oltre l’80 per cento di quella patrimoniale). Nel 2014, nell’ipotesi di applicazione della Tasi ad aliquota base, il prelievo aumenterebbe di circa il 12 per cento (rimanendo comunque ben al di sotto del livello registrato nel 2012); se ciascun capoluogo applicasse un’aliquota pari al 2,5 per mille, il prelievo complessivo crescerebbe di oltre il 60 per cento rispetto al 2013".

Oltre a soffermarsi sugli effetti delle tasse sugli immobili, Bankitalia riflette anche sulla misura per ora più famosa del governo Renzi: gli sgravi Irpef. Per garantire gli obiettivi di riduzione del deficit e il pagamento del bonus di 80 euro il prossimo anno, per il 2015 il governo dovrà adottare interventi per ulteriore 14,3 miliardi, si sottolinea nella relazione. In particolare, per gli sgravi Irpef, "Il Governo si è impegnato a rendere strutturale la riduzione del cuneo fiscale introdotta per il 2014 con il decreto di aprile; a questo scopo sono necessari ulteriori 7,3 miliardi (in aggiunta ai 2,7 già reperiti dallo stesso decreto e accantonati in un apposito fondo). Infine potrebbero essere considerati irrinunciabili alcuni dei maggiori esborsi individuati dal Def nello scenario tendenziale a politiche invariate rispetto a quello a legislazione vigente". Nel testo, però, Bankitalia ricorda che nel Documento di economia e finanza si stimano 17 miliardi di risparmi massimi nel 2015 dalla spending review.
 
(30 maggio 2014)

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