I Paesi emergenti mettono ansia ai mercati.
Batosta per Tokyo, listini europei deboli
La riduzione degli stimoli Fed e il rallentamento delle economie emergenti mettono sotto pressione gli investitori, che fuggono dai Paesi a maggior rischio. In settimana attese le nuove mosse della Banca centrale americana. Il Nikkei cede il 2,5%, in Europa pesante Londra, ma le Borse migliorano con le stime della Bundesbank e la sorpresa dell'indice Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche. Il decennale italiano rende il 3,9%
di RAFFAELE RICCIARDI
MILANO - La crisi che sta travolgendo i mercati emergenti continua a preoccupare gli investitori, che fanno ancora scattare le vendite sulla Borsa di Tokyo e mettono sotto pressione l'Europa, dove il clima è volatile e i listini ondeggiano sulla scia dell'andamento di Wall Street. Mentre le valute di economie quali Argentina, Russia o Turchia sono sotto pressione, lo yen torna a essere un "rifugio sicuro" per gli investitori, che acquistandolo lo fanno apprezzare: ritocca il massimo da sette settimane a 101,77 sul dollaro. E così, la Piazza nipponica va in sofferenza fino a terminare la seduta in flessione del 2,51% con l'indice Nikkei poco sopra la soglia psicologica di 15mila punti e un'attività intensa con 3,26 miliardi di azioni scambiate.
Le vendite sui Paesi fino a poco tempo fa considerati la locomotiva dell'economia globale sono dovute ai timori legati al "tapering" della Fed: la Banca centrale americana ha avviato la riduzione degli stimoli straordinari, che significa meno liquidità sul mercato e di conseguenza minor appetito al rischio. In sostanza, gli investitori - in particolare speculativi - hanno meno
Le vendite sui Paesi fino a poco tempo fa considerati la locomotiva dell'economia globale sono dovute ai timori legati al "tapering" della Fed: la Banca centrale americana ha avviato la riduzione degli stimoli straordinari, che significa meno liquidità sul mercato e di conseguenza minor appetito al rischio. In sostanza, gli investitori - in particolare speculativi - hanno meno
In Europa l'andamento dei mercati è volatile e migliora solo parzialmente grazie al sostanziale equilibrio diWall Street: sulla Piazza americana, reduce dalla peggior settimana dal 2012, il Dow Jones non riesce a rimbalzare e cede lo 0,1%, mentre il Nasdaq arretra dell'1% e lo S&P 500 scende dello 0,3%. A smorzare gli iniziali segnali di recupero è stato il dato sulle vendite di case esistenti, che negli Usa sono calate del 7% a dicembre deludendo ampiamente le aspettative.
A Piazza Affari il Ftse Mib vive una giornata volatile e chiude in calo dello 0,44%, dopo un mini-recupero in scia alla buone previsioni della Bundesbank, secondo cui l'economia tedesca sta accelerando. A Milano resta pesante il comparto bancario, in particolare delle popolari. Tra i singoli titoli si guarda a Fiat. Il 29 gennaio si riunirà il board del Lingotto che dovrà decidere su quotazione e sede del gruppo nato dall'unione con Chrysler; pare sempre più scontata la mossa che porta il domicilio fiscale verso la Gran Bretagna e le contrattazioni principali dei titoli a New York. Falsa partenza per Finmeccanica, che registra un netto ribasso in avvio di giornata salvo poi recuperare; la Roma festeggia invece la vittoria di Verona e la Juve più vicina in campionato, visto che è passata da otto a sei punti di svantaggio. Menzione anche perLuxottica, positiva dopo la promozione di BofA Merril Lynch. Migliorano, pur restando deboli, anche le Borse nel resto d'Europa: Parigi chiude in calo dello 0,41%, Francoforte cede lo 0,46%. Più attardataLondra, che retrocede dell'1,7% sotto il peso di Vodafone.
Ricca l'agenda macroeconomica della giornata: il Giappone registra nel 2013 un deficit commerciale record di 11.470 miliardi di yen (quasi 82 miliardi di euro al cambio attuale), scontando i costi della bolletta energetica post crisi nucleare di Fukushima e del robusto deprezzamento dello yen. Un lieve supporto alle contrattazioni arriva dalla Germania, dove l'indice Ifo sulla fiducia delle imprese sale oltre le attese a 110,6 punti a gennaio. Negli Stati Uniti, oltre al mercato immobiliare, si attende la trimestrale di Apple alla chiusura dei mercati; intanto l'indice della Fed di Dallas è salito a 3,8 punti a gennaio.
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