jeudi 22 novembre 2012

La visión está sostenida en la generación de soluciones inteligentes.

Monti all'attacco sul bilancio Ue
"No a soluzioni troppo penalizzanti"

Accordo difficile a Bruxelles. Paesi divisi tra chi vuole più tagli e chi invece spinge per una maggiore coesione. Italia e Francia unite sulla difesa della Pac, la politica agricola comune. Il nodo della Gran Bretagna. La Merkel: "forse servirà un'altra tappa". Hollande: "Cercheremo un compromesso"

MILANO - Il presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, attacca sul voto per il bilancio dell'Unione europea e dice: "Non accetteremo soluzioni che consideriamo inaccettabili, che siano sproporzionatamente penalizzanti". Monti si è anche dichiarato anche a discutere delle spese 2014-2020 "anche in un'altra sessione" del vertice europeo se non ci sarà accordo in questa. Il premier ha quindi ribadito che "le attuali proposte" sono sproporzionatamente penalizzanti e si è comunque detto pronto a lavorare "in modo costruttivo" aggiungendo che l'Italia avrà nei confronti della Ue "lo stesso rigore che stiamo dimostrando di avere nei confronti di noi stessi. Per noi è così importante il limite totale del bilancio ma è essenziale che l'Italia ottenga risulti migliori di quelli indicati" nelle proposte sul tavolo in termini di equità, solidarietà ed uso efficiente delle risorse europee. Per Monti "il negoziato è molto serio e difficile" perché sono in gioco impegni Ue per i prossimi sette anni.

La strada non sarà delle più facili tanto che non è detto che basterà una sola giornata di lavori. "Forse sarà necessaria una seconda tappa" per chiudere l'accordo sul bilancio Ue 2014-2020, ma "per capirlo bisogna aspettare domani", ha subito precisato la cancelliera tedesca Angela Merkel al suo arrivo al vertice Ue dedicato al bilancio. La Germania "si applicherà in modo costruttivo nei negoziati ma difenderà naturalmente i suoi interessi", cosa che "vuol dire, in un periodo di consolidamento di bilancio in Europa, che dobbiamo vigilare a che le spese non siano troppo elevate". "Tutti dovranno fare sforzi di compromesso", ha aggiunto. Alle parole della merkel hanno fato eco quelle del presidente della Repubblica francese Francois Hollande: "Con la Germania, come sempre, saremo motore del compromesso", ha detto entrando al summit Ue dove avrà, prima dell'avvio dei lavori, un bilaterale con la Merkel. "L'Unione Europea ha bisogno di
un bilancio - ha aggiunto - bisogna saperlo gestire ma bisogna anche dare priorità alla crescita, cose che voglio ritrovare nelle discussioni di stasera". Per Hollande "nessuno deve arrivare per cercare di riavere indietro quello che versa" ma, ha sottolineato dobbiamo "anche avere una politica agricola forte, che è uno dei pilastri dell'Unione Europea".
"Io difendo gli interessi della Francia, sono il presidente, ma ho una concezione alta dell'Europa - ha concluso - l'Unione Europea può essere una delle soluzioni per mantenere la crescità e la solidarietà, per la difesa dello 'aquis' comunitario, e penso alla pac".

Durante il vertice si discuterà di quante e quali risorse dotare l'Unione europea per il periodo 2014-2020 così da definire le strategie e i piani di lungo periodo per il funzionamento dell'Ue e il rilancio dell'Europa. Le divisioni che accompagnano questo vertice sono tante, i malumori diffusi, e le chance di successo appaiono lontane. "Se non si dovesse trovare un accordo non sarebbe una tragedia", la frase ripetuta più volte da quasi tutti gli addetti ai lavori negli ultimi giorni.

Il consiglio europeo ha proposto riduzioni di spesa per 75 miliardi di euro alla proposta di budget della Commissione europea (1.033 miliardi). La proposta scontenta tutti, anche quei paesi che sono per un bilancio più snello: per Germania, Paesi Bassi e Svezia servono ancora più tagli, almeno 100 miliardi. "Lavoriamo per tagli reali ed effettivi, e non ci aspettiamo modifiche in questo senso", fanno sapere dal gabinetto del presidente Herman Van Rompuy. Sicuramente qualcosa cambierà.

Molto dipende dal premier britannico, David Cameron: il Parlamento inglese ha votato nelle settimane scorse una risoluzione per cui chiedere tagli al budget europeo fino a 200 miliardi, e le riduzioni di spesa proposte potrebbero non bastare al britannico. Si vuole evitare lo strappo con Londra, perché il budget va approvato all'unanimità per evitare di dover cercare il voto a maggioranza qualificata sul bilancio annuale di ogni singolo anno: se manca l'unanimità il budget 2014-2020 non può essere adottato nel suo insieme ma si dovrà votare all'approvazione anno per anno a maggioranza. Si vuole evitare tutto questo, e quindi un eventuale rinvio di decisioni a febbraio è un'ipotesi concreta tra le varie opzioni sul tavolo.

All'interno dell'Ue permangono intanto le consuete divisioni tra i paesi cosiddetti "amici della coesione" (Bulgaria, Cipro, Estonia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Ungheria e Croazia) e tra quelli noti come "amici della spesa migliore" (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svezia).

Il primo gruppo di paesi - beneficiari netti (saldo positivo tra ciò che si mette nelle casse Ue e ciò che si ha in termini di ritorni) - non accetta tagli alle politiche di coesione. A loro si aggiungono Italia e Francia, contro i tagli da 25 miliardi all'agricoltura. L'Italia minaccia il veto se l'accordo fosse troppo penalizzante, e altrettanto potrebbe fare la Francia. La Danimarca chiede per la prima volta chiede sconti sul contributo, Germania, Paesi Bassi e Svezia, cercano la conferma degli sconti che scadono nel 2013. Ma a mettersi di traverso potrebbe essere anche il Parlamento europeo, che dovrà esprimersi sull'eventuale bozza di accordo che potrà uscire dal vertice.
 
(22 novembre 2012)

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