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Bankitalia, Pil giù del 2% nel 2012
Recessione. Il quadro dipinto da Bankitalia non è certo rosa perché nel secondo trimestre il Pil "ha continuato a contrarsi, per poco più di mezzo punto percentuale rispetto al periodo precedente". Riflettendo il calo della "domanda interna per consumi e investimenti; vi hanno inciso la debolezza dell'occupazione e dei redditi reali, la caduta della fiducia delle famiglie, le condizioni di accesso al credito solo in parte migliorate. Gli scambi con l'estero hanno continuato a sostenere l'attività economica". E la produzione industriale, anche per l'impatto del terremoto in Emilia Romagna, ha registrato un calo dell'1,5%.
Rating. Tuttavia, Bankitalia è convinta che la decisione di Moody's di ribassare il rating dell'Italia, "resa nota subito prima di un'asta di titoli dello Stato, non ha avuto effetti sostanziali sulla domanda o sui rendimenti, nè sul mercato secondario nè all'asta". A pesare, positivamente sul mercato sono stati piuttosto "i provvedimenti legislativi di liberalizzazione, di stimolo dell'attività economica e di riforma del mercato del lavoro varati negli ultimi mesi che hanno introdotto mutamenti di carattere strutturale". Secondo Palazzo Koch le misure "incideranno positivamente sulle capacità di crescita della nostra economia, con effetti soprattutto nel medio periodo".
Credito. Pochi i segnali positivi sul fronte del credito, nonostate il costo dei prestiti alle imprese si sia gradualmente ridotto dall'inizio dell'anno. I miglioramente, tuttavia, "restano incerti e prosegue la debolezza delle quantità erogate". In sostanza "le prospettive del credito restano condizionate dal perdurare delle tensioni sui mercati e dallo sfavorevole quadro economico, che si riflette sulla domanda da parte di imprese e famiglie e sulle valutazioni delle banche riguardo al loro merito di credito"
Disoccupazione. Preoccupa sempre il tasso di tasso di disoccupazione che entro l'anno prossimo salirà oltre l'11% colpendo soprattutto giovani e donne. "Il numero di persone che non cercano un'occupazione e non sono disponibili a lavorare si è contratto di 749mila unità (6,3%)", secondo la Banca d'Italia, "mentre quello di chi non cerca lavoro pur essendo disponibile a lavorare è cresciuto (139mila unità, 10,3%). La riduzione dell'area di inattività è ascrivibile al minor numero di inattivi per ragioni di età o in quanto percettori di pensione (9,3%, 420mila unità) - osserva Bankitalia - nonchè alla contrazione di quanti adducono motivi di studio o di formazione professionale (2,9%, 124mila unità)". La diminuzione dell'occupazione registrata nel primo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2011 "è stata lievemente più marcata nel Centro (-0,7%, contro -0,3 nel Nord e -0,2 nel Mezzogiorno). La quota degli occupati con contratto di lavoro permanente a tempo pieno sul totale dell'occupazione alle dipendenze è scesa al 72,9%, dal 74,6 di un anno prima. Le ore di lavoro interinale sono rimaste sostanzialmente invariate".
Tasse e salari. E, come se non bastasse, le retribuzioni salariali, in termini reali, continueranno a scendere nel biennio 2012-2013 nel settore privato e soprattutto in quello pubblico. Lo rileva la Banca d'Italia nel Bollettino economico. "L'aumento dei prezzi al consumo (2,9%) - spiega Bankitalia - ha comportato una diminuzione delle retribuzioni in termini reali che, sulla base di nostre valutazioni, si protrarrebbe nel biennio 2012-13, sia nel settore privato sia, in misura più marcata, nel settore pubblico". Anche per questo Bankitalia sottolinea che la spending review e la lotta all'evasione consentiranno "in prospettiva" di ridurre le aliquote fiscali, soprattutto sul lavoro e "favorire la ripresa". Secondo Via Nazionale, "le misure di revisione e contenimento della spesa recentemente approvate dal Governo mirano a evitare gli effetti depressivi sui consumi derivanti dall'aumento delle aliquote dell'Iva già previsto per settembre, mantenendo invariati i livelli dei servizi grazie a recuperi di efficienza".
Bankitalia, Pil giù del 2% nel 2012
"Ripresa dipende da coesione Ue"
Gli economisti di Via Nazionale promuovono le riforme del governo, ma gli effetti saranno positivi "soprattutto nel medio periodo". Cala la produzione industriale, disoccupazione fino all'11% nel 2013 e salari reali in discesa
MILANO - Il Pil italiano scenderà del 2% quest'anno e dello 0,2% il prossimo: la recessione finirà solo all'inizio del 2013. E' la previsione contenuta nel Bollettino economico della Banca d'Italia basata sull'ipotesi che "lo spread tra il rendimento del Btp a dieci anni e quello del corrispondente titolo tedesco si mantenga intorno a 450 punti base". Nel complesso, spiega via Nazionale, "la fase recessiva si estenderebbe alla seconda parte di quest'anno, ma a ritmi più contenuti rispetto ai primi due trimestri; avrebbe termine all'inizio del 2013. Nel corso del prossimo anno la dinamica del prodotto resterebbe appena positiva, per poi riprendere vigore successivamente". Di certo l'Italia non ha i mezzi per uscire dalla crisi da sola: "La rapidità della ripresa dipenderà dalla coesione dimostrata dalla Ue e dalla normalizzazione dei mercati finanziari".Recessione. Il quadro dipinto da Bankitalia non è certo rosa perché nel secondo trimestre il Pil "ha continuato a contrarsi, per poco più di mezzo punto percentuale rispetto al periodo precedente". Riflettendo il calo della "domanda interna per consumi e investimenti; vi hanno inciso la debolezza dell'occupazione e dei redditi reali, la caduta della fiducia delle famiglie, le condizioni di accesso al credito solo in parte migliorate. Gli scambi con l'estero hanno continuato a sostenere l'attività economica". E la produzione industriale, anche per l'impatto del terremoto in Emilia Romagna, ha registrato un calo dell'1,5%.
Rating. Tuttavia, Bankitalia è convinta che la decisione di Moody's di ribassare il rating dell'Italia, "resa nota subito prima di un'asta di titoli dello Stato, non ha avuto effetti sostanziali sulla domanda o sui rendimenti, nè sul mercato secondario nè all'asta". A pesare, positivamente sul mercato sono stati piuttosto "i provvedimenti legislativi di liberalizzazione, di stimolo dell'attività economica e di riforma del mercato del lavoro varati negli ultimi mesi che hanno introdotto mutamenti di carattere strutturale". Secondo Palazzo Koch le misure "incideranno positivamente sulle capacità di crescita della nostra economia, con effetti soprattutto nel medio periodo".
Credito. Pochi i segnali positivi sul fronte del credito, nonostate il costo dei prestiti alle imprese si sia gradualmente ridotto dall'inizio dell'anno. I miglioramente, tuttavia, "restano incerti e prosegue la debolezza delle quantità erogate". In sostanza "le prospettive del credito restano condizionate dal perdurare delle tensioni sui mercati e dallo sfavorevole quadro economico, che si riflette sulla domanda da parte di imprese e famiglie e sulle valutazioni delle banche riguardo al loro merito di credito"
Disoccupazione. Preoccupa sempre il tasso di tasso di disoccupazione che entro l'anno prossimo salirà oltre l'11% colpendo soprattutto giovani e donne. "Il numero di persone che non cercano un'occupazione e non sono disponibili a lavorare si è contratto di 749mila unità (6,3%)", secondo la Banca d'Italia, "mentre quello di chi non cerca lavoro pur essendo disponibile a lavorare è cresciuto (139mila unità, 10,3%). La riduzione dell'area di inattività è ascrivibile al minor numero di inattivi per ragioni di età o in quanto percettori di pensione (9,3%, 420mila unità) - osserva Bankitalia - nonchè alla contrazione di quanti adducono motivi di studio o di formazione professionale (2,9%, 124mila unità)". La diminuzione dell'occupazione registrata nel primo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2011 "è stata lievemente più marcata nel Centro (-0,7%, contro -0,3 nel Nord e -0,2 nel Mezzogiorno). La quota degli occupati con contratto di lavoro permanente a tempo pieno sul totale dell'occupazione alle dipendenze è scesa al 72,9%, dal 74,6 di un anno prima. Le ore di lavoro interinale sono rimaste sostanzialmente invariate".
Tasse e salari. E, come se non bastasse, le retribuzioni salariali, in termini reali, continueranno a scendere nel biennio 2012-2013 nel settore privato e soprattutto in quello pubblico. Lo rileva la Banca d'Italia nel Bollettino economico. "L'aumento dei prezzi al consumo (2,9%) - spiega Bankitalia - ha comportato una diminuzione delle retribuzioni in termini reali che, sulla base di nostre valutazioni, si protrarrebbe nel biennio 2012-13, sia nel settore privato sia, in misura più marcata, nel settore pubblico". Anche per questo Bankitalia sottolinea che la spending review e la lotta all'evasione consentiranno "in prospettiva" di ridurre le aliquote fiscali, soprattutto sul lavoro e "favorire la ripresa". Secondo Via Nazionale, "le misure di revisione e contenimento della spesa recentemente approvate dal Governo mirano a evitare gli effetti depressivi sui consumi derivanti dall'aumento delle aliquote dell'Iva già previsto per settembre, mantenendo invariati i livelli dei servizi grazie a recuperi di efficienza".
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