lundi 14 octobre 2013

Il mercati

I mercati si muovono al ritmo degli Usa.
Domina il timore dopo il nulla di fatto

Nel fine settimana non sono arrivate mosse decisive sul fronte del budget federale e dell'innalzamento al tetto del debito, che verrà raggiunto giovedì prossimo. Così, dopo l'ottimismo di venerdì, gli investitori tornano a guardare con preoccupazione a Washington anche se i senatori promettono un'intesa. Si salvano Londra e Milano, spread sotto 240 punti base. Wall Street debole

di RAFFAELE RICCIARDI

MILANO - Gli Stati Uniti continuano a calamitare l'attenzione internazionale con i loro problemi fiscali, che vanno dal perdurare dello shutdown - il congelamento delle spese federali visto il mancato accordo politico sul nuovo budget - allo spauracchio del default tecnico. Quest'ultimo scatterà giovedì 17 ottobre, secondo il calcolo del Tesoro, quando Washinton raggiungerà il tetto di 16.700 miliardi di dollari di indebitamento e per legge non potrà chiedere nuovi fondi agli investitori. Motivo per cui non sarà in grado di adempiere ad alcune scadenze di pagamento per assenza di liquidità. Visto il nulla di fatto tra i Democratici e i Repubblicani alla Camera, nel fine settimana il filo delle trattative è stato ripreso dal Senato: il leader della maggioranza HarryReid ha detto che sarà lui a continuare i colloqui con illeader della minoranza Mitch McConnelldopo la rottura dei negoziati tra il presidente Barack Obama e il
presidente della Camera John Boehner
. Continuano però a non vedersi passi avanti concreti.

E così sui mercati internazionali torna la preoccupazione, che si riflette sull'andamento dell'azionario asiatico ed europeo, mentre sul fronte valutario gli investitori tornano a premiare lo yen giapponese. A Milano, Piazza Affariazzera le perdite e dopo una seduta in altalena chiude in rialzo dello 0,19% a un passo da quota 19mila punti, ai massimi dal 26 luglio 2011. Brilano le azioni delle società calcistiche, con Roma e Lazio sospese in mattinata per eccesso di rialzo. Tiene Mediaset, mentre Ansaldo cattura ancora l'attenzione degli investitori in attesa del definitivo riassetto del gruppo. Bene anche World Duty Free grazie al Banco Santander, che ha avviato la copertura con rating buy e target price a 9,60 euro, a fronte di un valore di mercato delle azioni di 8 euro circa. Pesante Tod's, che viene anche sospesa per eccesso di ribasso. Nel resto d'Europa Parigi e Francoforte arretrano dello 0,02% e dello 0,08%, mentre Londra avanza dello 0,29%.

In Italia, mentre il governo è alle prese con la stesura della legge di Stabilità, lo spread tra Btp e Bund scende sotto quota 240 punti base per un rendimento del decennale italiano intorno al 4,24%, leggermente al di sotto del livello degli omologhi Bonos spagnoli. L'incertezza americana spinge intanto in ribasso il dollaro e così l'euro chiude in rialzo sopra quota 1,35 dollari. La moneta unica passa di mano a 1,3586 dollari e a 133,30 yen.

Sul fronte macroeconomico si registra l'aumento della produzione industriale nell'Eurozona, che ad agosto è salita dell'1% rispetto a luglio e dello 0,5% nella Ue. L'attività macro americana è invece sospesa per la festività del Columbus Day, ma gli Usa festeggiano l'assegnazione dei Nobel a tre economisti statunitensi. Da Parigi sono arrivate statistiche targate Ocse sui prezzi: nell'area del G20 l'inflazione è scesa al 3% ad agosto su base annua, dal 3,2% di luglio, mentre l'Italia si muove al ritmo dell'1,2%.

Alla chiusura dei mercati europei,  Wall Street resta debole con l'indice Dow Jones che perde lo 0,2%, lo S&P lo 0,4%, mentre il Nasdaq mostra un calo dello 0,1%. La Borsa americana ritraccia così rispetto alla chiusura di venerdì, quando un accordo sul debito pareva imminente e aveva portato l'S&P 500 sopra quota 1.700 punti.

In mattinata, con Tokyo e Hong Kong chiuse per festività, l'indice Msci Asia Pacific ha mostrato un calo dello 0,2% nella mattinata italiana con un rapporto di due a uno tra le azioni in rosso e quelle in nero. Per di più non sono giunte notizie positive dalla Cina: l'andamento delle esportazioni ha mancato in pieno le stime degli analisti di Bloomberg segnando un calo annuo dello 0,3%. L'indice dei prezzi al consumo ha invece segnato, nel mese appena trascorso, un rialzo annualizzato pari al 3,1%, superiore alla lettura precedente (+2,6%) e alle stime degli analisti ferme al 2,8%.

Sul fronte delle materie prime, il contratto a novembre del petrolio cede lo 0,34% a 101,65 dollari al barile, quello a dicembre dell'oro sale dell'1,17% a 1.284 dollari l'oncia.
(14 ottobre 2013)

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