mardi 1 octobre 2013

Piazza Affari

Piazza Affari scommette sul Letta bis.
Spread cala, gli Usa non spaventano

Negli Stati Uniti manca l'accordo sul budget federale, le spese di Washington vengono congelate. Ma i listini europei sono in recupero dopo gli scivoloni degli ultimi giorni. Milano volta dopo l'invito di Alfano a votare la fiducia al governo. In Giappone sale la tassa sui consumi, ma Tokyo chiude in lieve rialzo grazie alla fiducia delle imprese ai massimi dal 2007

di RAFFAELE RICCIARDI

MILANO - Enrico Letta sarà in grado di trovare i numeri in Parlamento per proseguire la sua "esperienza al governo", come la chiama lui stesso. E' questa la convinzione dei mercati, almeno a giudicare dalla volata di Piazza Affari che chiude la giornata in rialzo del 3,11%. E in questa direzione va l'invito di Angelino Alfano, che strappando apertamente con i falchi e con Berlusconi ha invitato a dare la fiducia al governo. Così il Ftse Mib amplia i rialzi nella parte finale della seduta e segna il +3%. In effetti, dopo l'iniziale spavento di lunedì mattina, i mercati non sembravano soffrire più di tanto il caos politico che divide il Pdl e mette a repentaglio l'esecutivo; già gli analisti vedevano nella mossa a sorpresa del Cavaliere un tentativo disperato che lo avrebbe potuto affossare.

Anche sul versante dello spread la reazione, seppure si sia registrato un rialzo negli ultimi giorni, è stata più contenuta che in passato. Merito, ricordano dalle sale operative, anche dell'intervento annunciato ormai un anno fa da Mario Draghi, che ha aperto l'ombrello protettivo (finora mai effettivamente utilizzato) sui titoli di Stato dei Paesi periferici. E così il differenziale di rendimento tra Btp e Bund - complice un cambio tecnico del titolo di riferimento - risulta a 262 punti per un rendimento del decennale italiano inferiore al 4,42%. I Bonos rendono il 4,1%, ma la loro scadenza è inferiore a quella dei titoli tricolori.

E dire che la giornata sembrava iniziata nel peggiore dei modi, con il niente di fatto negli Stati Uniti sul problema del budget federale e il conseguente congelamento della spesa federale. Democratici e Repubblicani non sono stati in grado, nella notte italiana, di trovare un'intesa e il tanto temuto "shutdown", lo stop alle spese centrali, è scattato alla mezzanotte del 30 settembre nel caos politico totale. Da una parte i Repubblicani hanno fatto muro sulla riforma sanitaria di Obama, chiedendo la sua abrogazione o il rinvio per un anno; dall'altra parte i Democratici non hanno ceduto un millimetro, ma si sono visti gettare nel cestino la proposta di un bilancio temporaneo e hanno accusato la parte avversa di irresponsabilità. Sta di fatto che 800mila dipendenti federali, o molti servizi quali la gestione dei parchi o gli ispettori dell'Igiene, sono bloccati (Foto). Non accadeva da 17 anni e l'impatto potenziale sull'economia non è trascurabile: per il momento si parla di 300 milioni di dollari al giorno, ma tirarla per le lunghe potrebbe impattare anche per oltre un punto di Pil. Il tutto mentre sullo sfondo già si delinea una scadenza ben peggiore: entro il 17 ottobre si deve trovare un accordo sul tetto del debito, che altrimenti verrà sfondato e la prima economia del mondo sarà tecnicamente in default.

Insomma, la situazione politica americana non sembra discostarsi poi di molto dalle vicende domestiche italiane. Il momento della verità per l'Italia - dove oggi scatta l'aumento dell'Iva - è fissato a domani, quando Enrico Letta parlerà alle Camere chiedendo la fiducia, ma nel frattempo lo scontro tra Silvio Berlusconi e il Quirinale continua a salire di tono. Nonostante la reazione composta dei mercati, resta alto l'allarme di Confindustria, che alla luce dell'instabilità politica rivede il Pil italiano in calo per tre anni di fila.

Sul fronte azionario si registra una distensione anche nel resto d'Europa, dopo la debolezza di ieri: lo shutdown è già stato scontato. Francoforte chiude in rialzo dell'1,1%, Parigi dell'1,3%. Più attardata Londra, che cede un frazionale 0,03%. Tra i singoli titoli milanesi l'attenzione resta alta sulla galassia del Cavaliere, ieri colpita dalle vendite, mentre oggi Mediaset segna un netto rimbalzo. Fari anche su Telecom, ancora in luce in vista del cda di giovedì. Doppietta di buone notizie per Finmeccanica: Atr, controllata insieme a Eads, si è aggiudicata un ordine da 840 milioni per 35 aerei in Indonesia. Banca Imi, intanto, ha alzato a "buy" il giudizio sulla holding della difesa. Gli investitori guardano poi a Mediobanca, nel giorno in cui Groupama lascia il patto di Piazzetta Cuccia. Debutta infine World Duty Free, società nata dallo spin offdi Autogrill, a quota 7,13 euro. Lo shutdown non spaventa neppure Wall Street: alla chiusura dei mercati europei il Dow Jones sale dello 0,5%, l'S&P 500 dello 0,7% e il Nasdaq dell'1%.

Dal fronte macroeconomico le difficoltà italiane sono confermate dal fatto che il tasso di disocuppazione èsalito al 12,2%, ai massimi dal 1977. Nella zona euro - ad agosto - il tasso è rimasto stabile al 12%. Quando all'industria, gli indici Pmi hanno mostrato un rallentamento della ripresa del comparto manifatturiero: quello dell'Eurozona è sceso a 51,1 punti a settembre, dai 51,4 di agosto. Segnali positivi sono invece arrivati dall'indice Ism degli Stati Uniti, cresciuto oltre le attese a 56,2 punti a settembre.

In mattinata, la Borsa di Tokyo ha segnato un recupero: pur rallentando nel finale il Nikkei ha chiuso a +0,2%. Il Giappone si è concentrato sull'annuncio del premier Shinzo Abe, che ha rialzato la tassa sui consumi (dal 5 all'8% da aprile), una scelta "necessaria per mantenere la sostenibilità del sistema di sicurezza sociale alle generazioni future e la fiducia nelle finanze pubbliche giapponesi" su scala internazionale, visto il debito pubblico schizzato ben oltre il 200% del Pil. La misura sarà affiancata da un piano di stimoli da circa 45 miliardi di euro e non sembra preoccupare le grandi imprese manifatturiere: l'indice che misura la loro fiducia è schizzato ben oltre le attese, da 4 a 12 punti, tornando ai livelli pre-crisi del 2007. In Cina, invece, è cresciuto l'indice Pmi basato sulle impressioni dei direttori degli acquisti: è passato a 51,1 punti dai 51 di agosto, sotto il consensus ma al top dal maggio 2012. 

Gli sviluppi americani pesano anche sui cambi e sulle materie prime. L'euro chiude in rialzo: la moneta europea passa di mano a 1,3532 dopo un top da 8 mesi a 1,3588 dollari. Brusca accelerazione al ribasso, invece, per le quotazioni dell'oro. Dopo una prima parte di giornata con prezzi in rialzo in scia al concretizzarsi dello shutdown per gli Stati Uniti, il metallo giallo ha imboccato la via dei ribassi. Il prezzo spot è sceso fino a un minimo a 1.284,5 dollari l'oncia, livello più basso dallo scorso 8 agosto, per poi risalire in area 1.295 dollari. Giù anche le quotazioni del petrolio: il barile Wti è a 101,84 dollari mentre il Brent si posiziona a 107,7 dollari.
(01 ottobre 2013)

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