Asta Btp passata senza scossoni.
Il Pil americano supera le attese
Il Tesoro fa il pieno in asta: leggero rialzo dei tassi sui cinque anni, stabili sui dieci. Spread a 250 punti, Piazza Affari chiude in rialzo di un punto. Giornata ricca di dati: stabile la disoccupazione tedesca, Pil americano oltre le attese. Petrolio e oro ritracciano dai massimi toccati sulla crisi siriana, recuperano le Piazze asiatiche: Tokyo +0,9%
di RAFFAELE RICCIARDIA livello internazionale, invece, si continua a guardare agli sviluppi in Siria. I mercati hanno preso oggi una pausa dai trend che hanno caratterizzato gli ultimi giorni di scambi, ma il clima resta incerto. Così, il petrolio e l'oro ritracciano dai picchi recenti (per l'oro nero si è trattato dei massimi da due anni), la rupia riguadagna terreno sull'idea indiana di vendere dollari agli importatori di petrolio, mentre le azioni asiatiche centrano una giornata positiva dopo tre giorni di ribassi.
In Europa i principali listini hanno chiuso in rialzo: Francoforte ha guadagnato lo 0,45%, Parigi lo 0,65% e Londra lo 0,82%. La migliore è stata Piazza Affari, con il Ftse Mib che ha terminato gli scambi in rialzo dello 0,97%. Mediaset è stata al centro degli acquisti, accompagnata da Telecom, Ferragamo e dalle banche come Banca Ifis, che ha pubblicato una semestrale con utile in crescita del 17% a 44 milioni. Exor ha chiuso tra i titoli peggiori nonostante il maxi-utile legato alla cessione della svizzera Sgs.
Lo spread tra Bpt e Bund tedeschi ha oscillato intorno a 250 punti base per chiudere poco sopra, con un rendimento dei decennali italiani al 4,37%, mentre quello dei Bonos spagnoli è più alto di un decimo di punto percentuale. Il Tesoro ha venduto 2,5 miliardi del Btp a dieci anni, raggiungendo l'ammontare massimo prefissato. I tassi sono risultati stabili al 4,46%, mentre sono cresciuti dal 3,22 al 3,38% (massimo da giugno) sui 3,5 miliardi di titoli a cinque anni. Qualche incertezza si è registrata nella domanda: il rapporto di copertura è sceso sul titolo a cinque anni a 1,22 ( da 1,36), mentre sul decennale è salito a 1,52 (da 1,32). L'euro chiude in calo sotto quota 1,33 dollari: la moneta unica passa di mano a 1,3222, con il biglietto verde sospinto dai buoni dati sull'economia Usa.
L'agenda macroeconomica era infatti fitta di appuntamenti. In Italia, l'Istat ha certificato la ripresa dellafiducia dei consumatori, così come sale quella delle imprese. Reazione positiva anche in Francia, dove la fiducia delle imprese è salita a 98 punti ad agosto contro attese per una conferma di quota 95. InGermania, il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 6,8% ad agosto in linea con le attese; anche l'inflazione è rimasta stabile all'1,5%. La Spagna ha invece registrato una contrazione annua del Pil dell'1,6% nel secondo trimestre, mentre l'inflazione è scesa all'1,5% tendenziale ad agosto. Negli Stati Uniti si è evidenziata la crescita oltre le attese del Pil: il dato del secondo trimestre è stato rivisto dal +1,7% al +2,5%, contro aspettative per un +2,2%. In linea con le previsioni le richieste di sussidi per la disoccupazione, a quota 331mila nell'ultima settimana. Dati che daranno anche una direzione ai banchieri centrali della Fed per decidere il ritmo del "tapering", la diminuzione degli stimoli straordinari.
Wall Street, reduce da una giornata di rialzi nonostante i timori per la Siria, non si preoccupa del fatto che la crescita del Pil possa accelerare il disimpegno della Federal Reserve. Alla chiusura dei mercati Ue il Dow Jones sale dello 0,5%, lo S&P 500 dello 0,6% e il Nasdaq di un punto percentuale. In mattinata, La Borsa di Tokyo ha rimbalzato dai minimi di giugno, chiudendo in rialzo dello 0,91%. In Giappone si è registrata però la battuta d'arresto delle vendite al dettaglio, calate a luglio dello 0,3%: si tratta del primo ribasso in tre mesi. Chiusura in leggero calo, invece, per le Piazze cinesi.
Come accennato, le materie prime ritracciano dai massimi. Mentre in Europa terminano le contrattazioni, ilpetrolio si allontana dai massimi del maggio 2011 toccati ieri sulla scia di tensioni geopolitiche: il contratto Wti a ottobre cede lo 0,7% a 109,3 dollari al barile. Continua l'indebolimento dell'oro: i future a dicembre scivolano di quasi un punto percentuale poco sopra quota 1.400 dollari l'oncia.
(29 agosto 2013)
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