Lo spread scende a 230 punti base.
Milano svetta in Europa con le banche
Differenziale ai minimi da due anni, i titoli decennali italiani rendono meno del 4,2% sul mercato secondario. Sui mercati domina l'incertezza per le mosse della Fed: il rafforzamento del mercato del lavoro americano accelera l'uscita dal piano d'acquisto di bond. Piazza Affari chiude a +1,2% grazie alle banche, Tokyo scivola dello 0,75%. Debole Wall Street
di RAFFAELE RICCIARDIIn un contesto di scambi ridotti, i mercati Ue chiudono senza particolari scossoni ma in terreno positivo, dopo una mattinata di ribassi: Londra +0,26%, Parigi +0,75% e Francoforte +0,19%. Piazza Affari, che pure ieri era rimasta chiusa e non aveva scontato il calo diffuso a tutto il Vecchio Continente, chiude in maglia rosa: il Ftse Mib guadagna l'1,23%. Boom i titoli bancari, come Intesa Sanpaolo (+6%), che traggono vantaggio dalla riduzione dello spread. Spicca anche la performance positiva di Mps: il presidente Alessandro Profumo ha disegnato il percorso di risanamento che porterà la Fondazione sotto il 10%. Male, invece, il comparto del lusso conTod's e Ferragamo tra le più colpite dalle vendite. Manovre in vista, inoltre, intorno a Prelios: un investitore americano ha rastrellato i diritti inoptati dell'aumento ed esercitandoli potrebbe diventare primo socio.
Lo spread, come accennato, cala a 231 punti base per un rendimento del decennale italiano del 4,2%. Il differenziale tra titoli italiani e tedeschi ha raggiunto livelli che non si vedevano dal luglio del 2011. Al ribasso anche i rendimenti dei titoli spagnoli: il differenziale tra Bonos e Bund si è ristretto in area 245 punti base. Di conseguenza, anche la forbice tra Italia e Spagna si è ridotta a una quindicina di punti (erano 7 dopo l'esito delle elezioni politiche di fine febbraio, ma la distanza si era poi nuovamente allargata intorno a 40 punti). L'euro chiude sui livelli dell'apertura a quota 1,333 dollari. Stabile a 130 anche il cambio con lo yen. Sul fronte macroeconomico, l'inflazione dell'Eurozona si è stabilizzata all'1,6% a luglio, mentre il surplus commerciale di beni a giugno è cresciuto nettamente a 17,3 miliardi.
Dopo lo scivolone di Ferragosto, Wall Street procede senza particolari variazioni: alla chiusura dei mercati europei il Dow Jones e lo S&P 500 recuperano lo 0,1%, mentre il Nasdaq sale dello 0,3%. Dal fronte macroeconomico emerge una crescita dei nuovi cantieri in luglio (+5,9%) inferiore alle aspettative. Scende inoltre la fiducia dei consumatori misurata dall'Università del Michigan: 80 punti a metà agosto dagli 83,9 punti della rilevazione precedente. Il dato è peggiore delle attese degli analisti che si attendevano un ribasso a 85,5 punti.
In Oriente, gli investitori hanno sofferto il tracollo di ieri di Wall Street e la delusione domestica scatenata dal fatto che il primo ministro nipponico Shinzo Abe non pare per il momento intenzionato ad abbassare la pressione fiscale sulle imprese. La Borsa di Tokyo ha quindi terminato la settimana con un calo dello 0,75% per il Nikkei. L'indice allargato Topix ha chiuso giù dello 0,8%. Si segnala l'atipica performance diShanghai, che ha inspiegabilmente accelerato di oltre cinque punti percentuali tra volumi di scambi anomali, per poi chiudere in leggero calo; le autorità finanziarie cinesi non hanno segnalato problemi, ma tra gli investitori serpeggia lo sgomento per un segnale di forte instabilità.
Sul versante delle materie prime, infine, l'oro resta ai livelli massimi da due mesi: il metallo spot è scambiato in leggero rialzo in area 1.365 dollari l'oncia. Anche il petrolio si apprezza a New York, dove le quotazioni salgono dello 0,4% a 107,7 dollari al barile mentre in Europa si chiudono le contrattazioni azionarie.
(16 agosto 2013)
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