Tonnellate d'oro lasciano Londra
e planano nei caveaux svizzeri
Nel primo semestre dell'anno quasi 800 tonnellate di metallo prezioso hanno lasciato la capitale britannica per raggiungere la Confederazione: si tratta di 2,6 miliardi di euro. Gli operatori svizzeri: "Il 50 per cento di chi acquista oro è italiano"
di FRANCO ZANTONELLIMolti risparmiatori hanno venduto i certificati, tipo ETF, ovvero l'oro su carta di cui, evidentemente, non si fidano più, per passare al metallo vero e proprio e, poi, metterlo al sicuro nei caveaux delle grandi banche elvetiche. Una tendenza, questa, che viene confermata, anche dagli stessi operatori svizzeri del settore letteralmente assediati, da un po' di tempo, da gente che vuole acquistare lingotti e monete. "Alla fine di giugno, quando l'oro ha toccato i 1180 dollari per oncia, ovvero il valore più basso dal 2010, c'è stata una forte richiesta ai nostri sportelli", spiega, ad esempio, Ralph Thoma, amministratore della Pro Aurum di Lugano, uno dei principali trader di oro in Europa. "Nonostante la quotazione dell'oro stesse scendendo e avesse perso circa il 30 per cento in poco tempo, la gente lo voleva lo stesso, poiché convinta di investire comunque in un bene rifugio", dice ancora Thoma.
"Vorrei sottolineare - aggiunge - che il 50 per cento delle persone che, quest'anno, hanno acquistato oro da noi erano risparmiatori italiani, decisamente scettici circa l'evoluzione della crisi economica nel loro Paese". Ma se chi commercia il metallo giallo sta lavorando a pieno regime, va detto che sono addirittura costrette ad effettuare i tripli turni le molte ditte elvetiche che raffinano il 70 per cento dell'oro mondiale, trasfomandolo in lingottini, in monete o in monili. Di cui, a quanto pare, è esplosa la richiesta tra i risparmiatori di alcuni Paesi emergenti, in particolare in Cina e in India. Anche lì, insomma, la stagione dell'oro non sembra finire mai.
(21 agosto 2013)
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