jeudi 21 mars 2013




Borse in rosso con gli occhi su Cipro.
Industria Ue in affanno, Wall Street giù

A Nicosia si cercano soluzioni alternative al prelievo forzoso dai depositi bancari per raccogliere 5,8 miliardi e sbloccare altri 10 miliardi di aiuti. Intanto sale la tensione tra il Cremlino - che ha una trentina di miliardi custoditi nell'isola - e l'Ue. Medvedev a Repubblica: "L'Europa come un soviet". Listini incerti, lo spread a 322 punti. Cala il Pmi dell'Eurozona, Wall Street in rosso


MILANO - Le decisioni della Fed di proseguire gli stimoli all'economia e l'attesa per le mosse di allentamento della Bank of Japan spingono i listini al di fuori dell'Europa. Nel Vecchio Continente, invece, si guarda al caos scoppiato intorno a Cipro e al tentativo di trovare un accordo per liberare il prestito da 10 miliardi nei confronti dell'isola, al quale si devono sommare misure domestiche per altri 5,8 miliardi. Dopo il no del Parlamento al prelievo forzoso sui conti correnti, Nicosia pensa a un fondo di solidarietà e tiene chiuse fino a martedì banche e Borsa cipriota. Il premier russo Dimitri Medvedev - in un colloquio con Repubblica oggi in edicola - ha sferzato l'Unione europea, paragonandola a un soviet, e minacciato di rivedere le riserve in euro di Mosca se venissero colpiti gli interessi russi a Cipro, dove sono custoditi una trentina di miliardi di depositi provenienti dall'ex Urss.

Sulla scia di questa incertezza, e dopo i guadagni di ieri, i listini europei hanno chiuso in ribasso. A Milano, il Ftse Mib ha ceduto lo 0,5% ma tiene meglio del resto del Vecchio continente: il Dax di Francoforte ha ceduto lo 0,95%, il Ftse 100 di Londra arretra dello 0,72%, il Cac 40 di Parigi perde l'1,43%. Lo spread tra Btp e Bund è calato a quota 322 punti base, con una cedola per il decennale italiano del 4,57%. Giornata di aste per Spagna e Francia: Madrid ha collocato 4,5 miliardi con tassi in lieve calo e Parigi 8 miliardi con ottima domanda e rendimenti inferiori alle precedenti aste.

Negli Stati Uniti le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono cresciute di 2mila unità a quota 336mila: il dato è migliore delle attese degli analisti. Si consolida inoltre il recupero del settore manifatturiero: l'indice Pmi manifatturiero è salito in marzo a 54,9 punti da 54,3 in febbraio, ma a Wall Street prevale comunque la delusione per i segnali di rallentamento in Europa: alla chiusura dei mercati europei il Dow Jones si muove in rosso dello 0,3% come l'S&P 500, mentre il Nasdaq cede lo 0,6%. Non è bastato a spingere i listini il superindice economico sale dello 0,5%. Lo comunica il Conference Board. Il dato è superiore alle attese degli analisti, che prevedevano un aumento salito dello 0,4%, mentre l'indice Fed di Philadelphia, che monitora l'attività manifatturiera sulla costa orientale statunitense, si è attestato a marzo a 2, in miglioramento rispetto al -12,5 di febbraio. Bene anche le vendite di case esistenti salite ai massimi degli ultimi tre anni, confermando il miglioramento del mercato immobiliare: le vendite sono aumentate dello 0,8% a un tasso annualizzato di 4,98 milioni di unità, il livello più alto dal novembre 2009.

A livello macroeconomico si segnala il calo del Pmi manifatturiero e dei servizi in Germania: in entrambi i casi ha deluso le aspettative rispettivamente a 48,9 (sotto la soglia che indica un'espansione dell'economia) e 51,6 punti. Nel complesso dell'Eurozona l'indice composito si è portato a 46,5 punti dai 47,9 di febbraio: si teme un'intesificazione della recessione. Dalla Gran Bretagna è arrivata la crescita a sorpresa delle vendite al dettaglio (+2,6% annuo) a febbraio, mentre l'Ocse ha rilasciato i dati sul costo del lavoro.

In mattinata la Borsa di Tokyo ha chiuso ai massimi da 4 anni e mezzo, dopo che ieri la Fed ha confermato gli stimoli all'economia e in attesa delle parole del neo-governatore della Boj Haruhiko Kuroda, che ha in effetti confermato le intenzioni aggressive per sostenere l'economia. L'indice Nikkei è avanzato dell'1,34% a 12.635,69 punto, il top dall'inizio di settembre del 2008, anche grazie al Pmi preliminare cinese oltre le attese: è salito a marzo a 51,7 punti (previsioni di 50,8).

Alle decisioni della BoJ è legato anche l'andamento dei cambi. L'euro chiude in lieve calo a 1,2922 dollari, dopo aver toccato un minimo di seduta a quota 1,2879, prossimo ai minimi da quattro mesi. Il cambio euro/yen è invece a quota 123,95 e quello dollaro/yen a 95,80. L'effetto delle rassicurazioni della Fed si ripercuote anche sulle quotazioni del petrolio, in rialzo sul mercato elettronico di New York dove i contratti sul greggio Wti con scadenza a maggio vengono scambiati a 92,96 dollari al barile (+0,9%). Il Brent sale a 108,72 dollari al barile. Stabile invece l'oro, intorno a 1.608 dollari l'oncia.
(21 marzo 2013)


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