Borse, non basta il traiano di Wall Street.
Contrastata l'Europa, Asia top da due anni
Gli analisti rimangono scettici, visto che i fondamentali economici di molte zone del globo sono ancora indeboliti. Il Pil dell'Eurozona è calato dello 0,9% nel 2012. Lo spread tra Btp e Bund scende sotto quota 320 punti base, spinto anche dalla volontà emersa all'Ecofin di concedere più tempo ai Paesi sotto stress per restituire il denaro ricevuto in prestito. Il petrolio sotto quota 90 dollari al barile
Nel Vecchio continente, quindi, i listini non riescono a consolidare le posizioni guadagnate martedì con il benchmark europeo Stoxx 600 che aveva toccato i massimi dal giugno del 2008. Londra lima uno 0,07%, Parigi cede lo 0,35%, mentre Milano arretra dello 0,47%. In controtendenza solo Francoforte che fa +0,62% (vicina al top dal 2008). A Piazza Affari ha tenuto ancora banco la galassia di titoli legati alla vendita de La7 a Urbano Cairo dopo che ieri la definizione del passaggio di mano aveva fatto sprofondare la controllata di Telecom, TiMedia (che cede la televisione), mettendo le ali alla società dell'editore e pubblicitario, Cairo Communication: oggi vendite su entrambi i titoli. Irresistibile l'ascesa del comparto del lusso, con Luxottica che aggiorna i massimi; positiva, tra le altre,Finmeccanica.
Seduta positiva per Wall Street che aggiorna i nuovi massimi storici raggiunti ieri: alla chiusura dei mercati europei, il Dow Jones sale dello 0,2% a un soffio da quota 14.300 punti, il Nasdaq cede lo 0,1% con Apple e Groupon in forte recupero dopo le batoste borsistiche degli ultimi tempi, mentre l'S&P 500 avanza dello 0,1%. A sostenere la seduta le richieste di mutui aumentate del 14,8% nel corso dell'ultima settimana a quota 864,1. Oltre le aspettative la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore privato: sono stati 198mila a febbraio, al top da un anno. Gli ordini all'industria sono scesi a gennaio del 2% dopo il +1,3% di dicembre: il dato è migliore delle attese degli analisti, che scommettevano su un calo del 2,2%. A pesare è la riduzione delle spese per la difesa.
La distensione azionaria continua a trasferirsi anche sul versante del debito pubblico: sotto i 320 punti lospread tra il Btp decennale e il Bund tedesco. La differenza di rendimento tra i due titoli si restringe a 319 punti, con una cedola per quello italiano del 4,6%. Ieri l'Ecofin - che non ha dato il via libera definitivo al giro di vite ai superbonus dei bancari approvato politicamente a Bruxelles - ha però approvato il cosiddetto "two pack", la serie di vincoli di bilancio per gli Stati dell'Eurozona. Per le autorità comunitarie ci sarà più possibilità di controllo sui bilanci dei Paesi membri, ma d'altra parte - in casi di stress - si potrà dare maggiore attenzione alle politiche e agli investimenti per la crescita e l'occupazione. Da ultimo - ma forse è il punto più significativo - i ministri delle Finanze dell'Ue hanno trovato un primo accordo per allungare le scadenze dei prestiti concessi a Portogallo e Irlanda: è un cambio di passo significativo nell'opzione tra "l'austerità" e la "crescita". Sul fronte dei cambi, l'euro tratta a 1,30059 dollari e 121,72 yen.
I timori dell'Eurozona non hanno, invece, condiazionato le borse asiatiche, che hanno aggiornato i massimi da due anni a questa parte dopo il record del Dow Jones e in scia ai dati positivi sull'andamento del settore dei servizi negli Usa. Tokyo è balzata del 2,1%, Hong Kong dell'1,6%, Shanghai dello 0,9% e Sydneydello 0,8%. La fiducia nella ripresa dell'economia a stelle e strisce ha spinto gli investitori a scommettere su grandi esportatori come la Corea e il Giappone. In Asia gli osservatori continuano poi a guardare con favore l'imminente cambio della guardia (il 19 marzo) alla guida della Bank of Japan, con il nuovo governatore - Haruhiko Kuroda - decisamente favorevole a una politica monetaria accomodante. Gli speculatori hanno invece giocato sulla prospettiva che presto il mercato tenti con più convinzione la scalata ai 12.000 punti.
Il petrolio è in calo a New York, dove le quotazioni perdono l'1% sotto quota 90 dollari al barile: tiene banco il destino del Venezuela, tra i maggiori produttori mondiali di greggio, dopo la morte di Hugo Chavez. Intanto, la compagnia petrolifera Usa Exxon Mobil prevede un calo del'1% della produzione di greggio e gas naturale nel 2013, a causa di una minore produzione di gas naturale. L'output dei prodotti più ad alto prezzo, a partire dal petrolio, è stimata in crescita del 2%. Nel 2012 la produzione di greggio e a gas è scesa del 6% a 4,2 milioni di barili al giorno di petrolio equivalente.
(06 marzo 2013)
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