lundi 13 mai 2013




Asta Tesoro, calano tassi e domanda.
Lo spread sale oltre 260 punti base

Gli investitori guardano più al rallentamento della domanda che alla discesa dei rendimenti (sotto il 2% per il triennale) e la cedola del titolo decennale italiano risale al 4%. Piazza Affari apre in terreno positivo, poi ritraccia e alla fine cede lo 0,7%. Nikkei al top da cinque anni e mezzo. Wall Street debole dopo i record e nonostante la crescita del commercio

di RAFFAELE RICCIARDI
MILANO - Mentre il governo italiano conclude il ritiro voluto dal premier Enrico Letta e cerca di ricompattarsi dopo le tensioni tra Pd e Pdl sulla manifestazione di Brescia, i mercati europei non riescono ad agganciare il rally del Giappone. Il neo ministro dell'Economia,Fabrizio Saccomanni, ha lasciato i compagni di governo per portare sul tavolo dell'Eurogruppo il programma italiano di riforma: a lui il compito di convincere i partner Ue della bontà e dell'affidabilità dell'agenda di Letta, che pure fatica a mettere insieme i pezzi della sua maggioranza. In questo clima teso, il Tesoro riesce comunque a sfruttare il momento di fiducia degli investitori, piazzando titoli a 3 anni con i tassi in calo sotto il 2%: sono stati venduti 3,5 miliardi di Btp triennali e il rendimento medio è sceso all'1,92% dal 2,29% dell'asta di aprile. Complessivamente, con altri Btp in scadenza al 2026 (cedola dal 4,55 al 4,07%) e Ccteu a cinque anni (redimento al 2,44%), il Tesoro ha incassato 8 miliardi. La domanda è però calata, sia sulla breve che sulla lunga scadenza del Buono poliennale.

Gli investitori paiono essersi concentrati più su questo dato che sulla diminuzione dei rendimenti, tanto che lo spread si è allargato oltre 260 punti base. Alla chiusura dei mercati azionari, il rendimento del decennale italiano sul mercato secondario sfiora il 4%. IlFtse Mib chiude tra i più attardati del Vecchio Continente: cede lo 0,65%. Pesante il comparto finanziario,con FonSai e Mps tra le peggiori, insieme ad altre blue chip come Telecom. Giù Campari dopo l'annuncio di conti in forte contrazione.

Le altre Borse europee, che erano partite in rialzo, riducono le perdite con il dato positivo delle vendite al dettaglio negli Usa e chiudono contrastate: Francoforte alla fine è praticamente invariata, Londra recupera lo 0,1% e Parigi perde lo 0,2%. A diradare le nubi sui mercati Ue è stata in parte la crescita oltre le attese del commercio americano: le vendite hanno registrato +0,1% contro aspettative per un -0,3%. Nonostante ciò, Wall Street si muove in ribasso: l'indice Dow Jones perde lo 0,3%, il Nasdaq e lo S&P limano lo 0,1%. Sull'andamento dei mercati Usa pesa anche la stagnazione delle scorte aziendali di marzo, stabili contro attese per una leggera crescita. Ma è soprattutto il timore che la Fed possa avviare una ordinata ritirata dal supporto all'economia (e dai piani di acquisto di Bond) che deprime gli investitori. Non va poi dimenticato che i listini arrivano dai massimi storici, quindi qualche presa di beneficio è fisiologica.

Sull'euro si sente inizialmente l'impatto delle dichiarazioni del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, sull'apertura della Bce all'ipotesi di tassi negativi sui depositi. Secondo il numero uno di via Nazionale, intervistato da alcuni media americani, l'Eurotower potrebbe stimolare l'economia portando in territorio negativo i tassi sui depositi e la mossa - secondo Visco - potrebbe "essere efficace". L'euro chiude sotto quota 1,30 dollari, ma non lontano dai massimi di seduta (1,2998). Il dollaro ha ampliato il rialzo su euro e yen dopo la pubblicazione dei dati sulle vendite al dettaglio: il biglietto verde è salito fino a 102,14 yen per attestarsi poi a 101,75.

In mattinata la Piazza giapponese aveva ripreso il discorso da dove lo aveva lasciato, aggiornando record sulla scia dell'andamento dello yen. La settimana è iniziata infatti con i nuovi massimi da cinque anni e mezzo per l'indice Nikkei, spinto dal deprezzamento dello yen che ha galvanizzato i comparti maggiormente esposti sul versante dell'export. In chiusura l'indice dei 225 titoli-guida si è issato così a quota 14.782,21 dopo aver guadagnato 174,67 punti (+1,20%): si tratta del livello più alto raggiunto dalla fine del dicembre 2007. A spingere l'indice e lo yen anche il fatto che dalla riunione dei G7 dei giorni scorsi non è emersa alcuna indicazione sulle politiche valutarie e per il Giappone si è trattato dell'ennesima conferma del fatto che lo yen può proseguire la sua corsa al ribasso.

A livello macroeconomico, dall'ex Celeste Impero arrivano segnali di crescita, ma non convincono del tutto gli osservatori e i mercati. La produzione industriale cinese è infatti salita del 9,3% tendenziale ad aprile, in accelerazione rispetto a marzo ma sotto le aspettative. Su anche le vendite al dettaglio, con un +12,8% che fa il paio con il +20,6% degli investimenti in capitali fissi registrato negli ultimi quattro mesi.

Il buon momento di azioni e obbligazioni - ma il panorama poco rassicurante dal punto di vista economico e industriale - allontana ancora gli investitori dalle materie prime. Il petrolio Wti cede oltre un punto percentuale e mentre si stoppano gli scambi in europa è sotto la soglia di 95 dollari al barile; stabile invece l'oro, che dopo i cali sui mercati asiatici risale in area 1.433 dollari l'oncia.
(13 maggio 2013)


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