vendredi 11 janvier 2013

Asta Btp: tassi a minimi da marzo 2010.
Spread sotto 255 punti, Borse incolori

Buon collocamento per il Tesoro, la differenza di rendimento tra Btp e Bund sotto 255 punti. A frenare l'entusiasmo dei listini è il commissario Rehn che dice: "I mesi a venire saranno difficili". Milano chiude in leggero rialzo (+0,3%). Preoccupa l'inflazione cinese, il Giappone annuncia 170 miliardi di investimenti e Tokyo vola. Negli Usa sale a sorpresa il deficit commerciale, incerta Wall Street

MILANO - Continua ad allentarsi la tensione sul debito pubblico italiano, mentre i mercati azionari europei chiudono una giornata incolore. Il Tesoro ha venduto stamane in asta tutti i 3,5 miliardi di Btp a 3 anni programmati, riuscendo a spuntare un deciso calo dei tassi che tornano ai minimi da marzo 2010. Il rendimento medio del Btp con scadenza dicembre 2015 (terza tranche) è sceso all'1,85% dal 2,50% dell'asta di dicembre. Sale la domanda, che ha superato l'offerta di 1,45 volte contro 1,36 precedente. Lo spread, la differenza di rendimento tra Btp e Bund tedeschi, è sotto quota 255 punti base (dopo aver momentaneamente infranto al ribasso la soglia di 250), ai minimi dal luglio 2011, con il titolo decennale che rende il 4,1%.

Nonostante questa iniezione di fiducia, sui mercati azionari si registra una seduta incolore, anche sulla scorta dei dati sulla crescita dell'inflazione cinese. A Milano Piazza Affari termina le contrattazioni con un leggero rialzo (+0,29%), superando la soglia dei 17.500 punti. Stonano Pirelli e Finmeccanica, in controtendenza rispetto al listino principale, mentre Parmalat (+3,3%) si è portata oltre quota 1,8 euro. Chiudono con guadagni frazionali Parigi e Francoforte, mentre Londra cresce dello 0,3%.

Sul Vecchio continente hanno in parte pesato anche le parole di Olli Rehn, il commissario Ue agli affari economici secondo cui "l'economia dell'Eurozona è ancora debole, i mesi a venire saranno ancora difficili con i cittadini che continuano a sentire l'impatto della crisi e la ripresa ci sarà solo nel 2014". Insomma dopo i segnali di fiducia di ieri della Bce sul Vecchio continente tornano un po' di nubi. E adesso dopo mesi di austerity, l'Europa è chiamata a cercare la ricetta della crescita.

Debole Wall Street, con il Dow Jones invariato. Il Nasdaq e l'S&P 500, che ieri aveva chiuso sui massimi del 28 dicembre 2007, arretrano dello 0,2%. Gli investitori americani hanno guardato con un po' di diffidenza ai risultati di Wells Fargo, il cui utile ha superato le attese, mentre il margine di interesse le ha deluse. Preoccupazione per alcuni dati macroeconomici: negli Stati Uniti il deficit commerciale è salito a sorpresa a novembre del 16% a 48,7 miliardi di dollari. Gli analisti si aspettavano un calo a 41,3 miliardi di dollari. Il risultato è frutto di un progresso dell'import del 3,8% al top da 8 mesi a 231,38 miliardi di dollari, mentre le esportazioni sono cresciute dell'1% a 182,55 miliardi. Calo inatteso anche dei prezzi all'import -0,1%, contro attese di mercato per un segno positivo.

L'euro tratta in rialzo sopra quota 1,335 dollari, continuando il rafforzamento iniziato ieri dopo la conferenza stampa mensile di Mario Draghi. A sua volta il biglietto verde sale nei confronti dello yen, scambiato a 89,14. Dalla Gran Bretagna sono arrivati dati negativi sulla produzione industriale, che a novembre è salita dello 0,3% su base mensile ed è calata del 2,4% su base annua. Le stime erano per un aumento dell'1,3% su mese e per un calo dell'1,5% su anno. Contrazione netta, invece, per la produzione industriale in Spagna: a novembre è calata del 7,2%. In Germania, invece, l'Istituto di statistica ha detto di aspettarsi una contrazione del prodotto interno lordo nel quarto trimestre del 2012, ma l'economia tedesca sarà in "ripresa" nel corso del 2013 grazie ai "segnali positivi sull'evoluzione dell'economia mondiale".

Intanto il Giappone con un piano d'investimenti da 170 miliardi di euro ha spinto la Borsa di Tokyo, che ha chiuso in rialzo dell'1,4%. Gli investitori hanno salutato con entusiasmo il piano di rilancio dell'economia giapponese presentato dal primo ministro giapponese Shinzo Abe, che promette inoltre maggiore collaborazione con la Banca centrale del Paese. Sul fronte macroeconomico asiatico preoccupa l'inflazione cinese salita al 2,5%, rispetto al 2% di novembre, dove era già risalita dall'1,7% di ottobre (il dato più basso da 33 mesi). A pesare soprattutto il prezzo degli alimenti, aumentati del 4,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A causa del maltempo, i vegetali sono aumentati del 14,8%, contribuendo per lo 0,41% all'aumento dell'inflazione. Gli economisti temono che l'effetto combinato inflazione-rallentamento della crescita possa minacciare l'economia globale. Hong Kong (-0,5%) e Shanghai (-1,78%) hanno pagato il prezzo di questi dati.

Sul fronte delle materie prime, il petrolio è in calo a New York: il Wti scambia a 93,15 dollari al barile (-0,71%). Ribasso anche per l'oro: il metallo prezioso è prezzato 1.659,4 dollari l'oncia, in calo di oltre un punto percentuale.
 
(11 gennaio 2013)

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