mercredi 12 décembre 2012

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Spread giù a 330 punti dopo l'asta Bot
Borse europee positive in attesa della Fed

Il Tesoro ha collocato 6,5 miliardi di titoli di Stato annuali con un tasso in calo a 1,456%, ai minimi da marzo. Piazza Affari chiude in rialzo insieme con le altre Piazze europee. La divisa unica si rafforza sul dollaro

MILANO - Il ritorno di Silvio Berlusconi non allenta le pressioni sull'Italia. Lo spread tra titoli di Stato italiani decennali e bund tedeschi è a quota 330 punti base, in calo rispetto alla chiusura di ieri, ma ancora in netto rialzo rispetto alla scorsa settimana, quando il differenziale di rendimento era sceso sotto quota 300 punti base. In sostanza si tratta del "premio al rischio" che gli investitori chiedono per comprare il debito italiano. Il rendimento dei Btp si attesta così al 4,6%, ma dall'asta Bot arrivano segnali positivi. Il Tesoro ha collocato con successo tutti i 6,5 miliardi di euro offerti per il Buono a 12 mesi, con un tasso in calo a 1,456%, il minimo da marzo quando era sceso all'1,405% dall'1,762% di novembre. Migliora la domanda: gli investitori, nell'asta di oggi, hanno chiesto 12,6 miliardi di euro di titoli, quasi il doppio rispetto ai 6,5 miliardi offerti e collocati dal Tesoro con un rapporto salita a 1,94 da 1,76 del mese scorso.

In questo contesto, Piazza Affari ha chiuso in rialzo dell'1,15%, Londra è salita dello 0,35%, Francoforte dello 0,33%, mentre Parigi è invariata. L'euro è in rialzo sopra 1,30 dollari, grazie anche alla chiusura positiva del riacquisto di titoli greci. Alla chiusura delle Borse europee, Wall Street oscillava poco sopra la parità, in attesa della Federal Reserve. Prima la decisione del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale americana, sui tassi d'interesse, poi le dichiarazioni del presidente Ben Bernanke e infine le proiezioni economiche. Le mosse della Fed dipenderanno, in qualche modo, da progressi fatti da Democratici e Repubblicani per evitare il fiscal cliff di gennaio. Il presidente Barack Obama si dice ottimista, ma i Repubblicani non accettano - per il momento - un aumento delle imposte per i redditi più alti. Una presa di posizione che frena i listini a stelle e strisce.

Sul fronte macroeconomico, l'inflazione in Francia è scesa dello 0,2% a ottobre, mentre è salita dell'1,4% annuale (rispetto a +1,9% il mese prima). Lo comunica l'ufficio di statistica Insee, che spiega il calo mensile dei prezzi la riduzione del costo dell'energia, soprattutto dei prodotti petroliferi e con la continua contrazione nel settore delle tlc e delle tariffe del trasporto aereo. L'inflazione in Germania frena all'1,9% annuale a novembre dal 2% di ottobre. Lo rivelano i dati ufficiali che confermano le stime preliminari. Su base mensile i prezzi al consumo scendono dello 0,1%. Intanto, il tasso di disoccupazione in Gran Bretagna è calato al 7,8% nei tre mesi a fine ottobre: il numero dei senza lavoro è sceso di 82mila unità a 2,51 milioni. Negli Stati Uniti, le richieste di mutui sono cresciute del 6,2% a quota 931,2 punti nel corso dell'ultima settimana.

La produzione industriale dell'Eurozona a ottobre ha visto un nuovo calo dell'1,4%, dopo il -2,3% di settembre. Anche nell'Ue nel suo complesso l'indice è sceso, registrando -1%, dopo il -2,1% di un mese prima. Rispetto a un anno fa la produzione è scesa del 3,6% nei 17 e del 3,1% nei 27. Sono i dati diffusi da Eurostat. Tra i paesi con i cali maggiori, la Germania (-2,4%) ma anche l'Olanda (-4,7%). L'Italia segna -1,1%. A crescere di più, invece, Portogallo (+4,8%) e Irlanda(+2,7%).

In mattinata la Borsa di Tokyo ha chiuso la seduta con un rialzo dello 0,59% dell'indice Nikkei 225, ai massimi dallo scorso aprile. A sostenere il listino nipponico un certo ottimismo sulle attese di crescita di Eurolandia dopo l'indice Zew tedesco migliore delle stime a dicembre e le aspettative di sviluppi positivi prima di fine anno quanto al "fiscal cliff" americano. Prevalgono anche aspettative di un allentamento monetario da parte della riserva federale a conclusione del meeting odierno.

Sul fronte delle materie prime, il petrolio è poco mosso dopo che l'Opec ha lasciato invariato, a 30 milioni di barili al giorno, il tetto di produzione dell'organizzazione. Lo ha annunciato il ministro saudita, Ali Al-Naimi. Il limite, adottato a dicembre del 2011, è in realtà solo indicativo. Secondo l'Aie infatti, i Paesi del cartello producono oltre 31 milioni di barili ogni giorno. Il Wti è scambiato a 87 dollari al barile.

 
(12 dicembre 2012)

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