Lo spread rivede quota 300 punti.
Piazza Affari chiude in calo dell'1,6%
Il differenziale si amplia, poi ritraccia a 292 punti. Il decennale italiano rende il 4,5% sul mercato secondario: pesano le tensioni sul Portogallo, l'onda lunga del declassamento di S&P e le difficoltà della maggioranza di governo ad essere incisiva. Piatta Wall Street, l'euro chiude sopra 1,3 dollari
Nonostante le due aste di Bot e Btp degli ultimi giorni siano state superate senza particolari problemi (rendimenti in fisiologico rialzo, ma come da attese), eccetto il fatto che non sono stati piazzati titoli triennali per l'ammontare massimo previsto, l'allargamento dello spread pesa anche su Piazza Affari, che chiude sui minimi a -1,57%. Peggio in Europa ha fatto solo Madrid (-2,3%), ma anche gli altri listini si sono indeboliti nel corso della seduta: Parigi è arretrata alla fine dello 0,36%, Londra ha chiuso invariata (+0,02%) e Francoforte ha spuntato invece un guadagno dello 0,66%. A Milano i fari di analisti e osservatori si sono ancora concentrati su Rcs. Il gruppo che edita il Corsera ha intanto ceduto la maggioranza di Dadaall'imprenditore egiziano Naguib Sawiris e il titolo cede di schianto in vista di un'opa sul flottante. Dopo avertagliato il giudizio sull'Italia, Standard&Poor's ha proceduto come di consueto ad abbassare il rating sulle principali aziende del Paese: coinvolti colossi tricolori quali Cdp, Snam, Terna ed Enel. Quest'ultima è stata tra le peggiori del listino principale, insieme a Telecom, che ha pagato le decisioni dell'Autorità sulle tariffe, e al comparto finanziario. Al destino del declassamento, però, sfuggirà Exor che sviluppa ormai le attività prevalentemente all'estero con Fiat.
Ieri negli Stati Uniti e stamattina in Asia, era stato Ben Bernanke a mettere di buon umore gli investitori. Il governatore americano ha confermato il prosieguo della politica accomodante della Fed "per il prossimo futuro", e tanto è bastato ieri a Wall Street per segnare nuovi massimi storici. Rientrati i timori sul fronte monetario, dunque, tornano protagoniste le trimestrali con due grandi istituzioni finanziarie come JP Morgan e Wells Fargo, che hanno entrambe battuto le attese del mercato. All'inizio della prossima settimana, inoltre, verranno pubblicati dati molto attesi in Cina: gli investitori avranno il riscontro della dinamica del Pil per capire la effettiva portata del rallentamento del colosso asiatico. L'obiettivo del governo, annunciato a inizio anno al +7,5%, sembra ormai un miraggio: secondo il ministro delle Finanze Lou Jiwei, l'economia di Pechino si muoverà in rialzo del 7%.
Wall Street, mentre terminano gli scambi in Europa, resta ancorata ai livelli record di ieri, dopo la pubblicazione dei dati sui prezzi alla produzione di giugno, cresciuti oltre le attese dello 0,8%. Indicazioni positive sono arrivate invece dall'indice della fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan: è salito in luglio a 83,9 punti da 82,7 il mese precedente contro attese per 83,6 punti. I nuovi massimi avevano sostenuto in precedenza le Borse asiatiche: Tokyo, che pure ha trattato per lunghi tratti in ribasso, ha chiuso in recupero dello 0,23% sfruttando anche l'indebolimento dello yen. In calo invece Hong Kong (-0,7%) e Shanghai (-1,39%), anche perché i dati sulle esportazioni di Pechino sotto le attese fanno ancora sentire il loro influsso.
L'euro chiude sopra quota 1,30 dollari. La moneta europea passa di mano a 1,3054 dollari, dopo aver oscillato tra un minimo di 1,2998 e un massimo di 1,3101 dollari. In Spagna, intanto, l'indice dei prezzi al consumo è aumentato del 2,1% su base tendenziale a giugno: il dato è in linea con le previsioni degli analisti. In Italia, l'inflazione è aumentata dell'1,2% su base annua. Il petrolio è in rialzo a New York, dove le quotazioni salgono di circa mezzo punto sopra 105 dollari al barile. L'oro si stabilizza in area 1.280 dollari l'oncia.
(12 luglio 2013)
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