lundi 18 février 2013


Draghi: "L'economia reale non migliora,
servono nuovi sforzi all'Europa"

Non ci sono stati miglioramenti dell'economia reale, nonostante la stabilizzazione finanziaria. Miglioramenti "più avanti nell'anno". Il governatore ribadisce davanti al Parlamento europeo che il tema dei cambi non è un obiettivo della Bce. Attenzione al rischio di bolla con i tassi troppo bassi. Risanare i conti pubblici con le riforme, le "tasse sono già molto alte"

del Vecchio continente, non è ancora definitivamente alle spalle. Lo hanno testimoniato i recenti dati Eurostat sull'andamento del Pil della zona della moneta unica e torna a ricordarlo il numero uno della Bce, Mario Draghi. "Servono ulteriori sforzi all'Europa per uscire dalla crisi", ha detto il governatore ricordando che nel 2013 "il contesto finanziario si presenta più stabile rispetto agli ultimi anni, grazie ai progressi registrati dai governi e alle misure adottate dalle istituzioni europee", ma c'è ancora molto da fare per "ripristinare la fiducia dei mercati e dei cittadini e ricostruire stabilità e crescita".

La previsione è che l'economia dell'Eurozona "resterà debole all'inizio del 2013 e poi avrà una graduale ripresa nel corso dell'anno". Parlando al Parlamento europeo, Draghi ha ricordato che fino ad ora "non c'è stato nessun miglioramento dell'economia reale, sebbene ci siano segnali di stabilizzazione". Proprio il trasferimento della politica monetaria al campo economico è la "sfida principale" per la Bance centrale. All'inizio del 2013 "si è registrata un'ulteriore debolezza" dell'attività economica, con "la domanda interna che resta debole". La guardia va tenuta ancora alta, anche perché l'outlook economico resta "al ribasso", con i rischi che possono arrivare "da una domanda interna e dalle esportazioni più basse, dal rallentamento delle riforme, da fattori geopolitici, dagli squilibri tra i maggiori Paesi industrializzati".

Riferendo agli eurodeputati delle condizioni di salute del Vecchio continente, Draghi ha detto di aspettarsi che  "l'inflazione nell'area dell'euro, che è scesa al 2% a gennaio, scenda sotto il 2% nel prossimo futuro". Quanto alla tematica dei cambi, cioè i movimenti di alcune valute - in particolare lo yen - che si stanno deprezzando, Draghi ha ricordato che "il tasso di cambio non è un obiettivo politico, ma è un elemento importante per la stabilità dei prezzi e la ripresa". Ha però ribadito che "l'apprezzamento dell'euro è un rischio". Sul punto ha giudicato "non deludente" il comunicato finale che ha espresso la posizione del G20 di Mosca: "Gran parte delle mosse sui tassi di cambio a cui abbiamo assistito non avevano un obiettivo politico", ma "erano mosse che puntavano a rafforzare l'economia interna". I tassi di cambio in ogni caso "dovrebbero riflettere i fondamentali".

Il governatore ha ammonito dal perseguire un accomodamento monetario "protratto", che può nutrire bolle finanziarie. In un tale contesto, i bassi tassi di interesse possono avere un effetto sulla capacità degli investitori di realizzare profitti e l'esistenza di una liquidità ampia può ridurre la spinta delle banche a tenere sotto controllo i rischi di credito. Comunque "la politica monetaria della Bce resterà accomodante": l'Eurotower "monitorerà da vicino le condizioni dei mercati monetari" e "continuerà a garantire liquidità illimitata".

Un accenno è andato al meccanismo di vigilanza bancaria unico, che "è cruciale" per "giungere a un'unione finanziaria". Draghi ha aggiunto che la vigilanza dovrà essere dotata di "indipendenza e capacità operativa". Quanto ai rimborsi dei prestiti alle banche - concessi tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012 attraverso le operazioni di finanziamento a lungo termine Ltro -  secondo il governatore "sono stati superiori alle attese". Quanto al credito in Italia, "il sistema bancario italiano si è dimostrato solido alla crisi, non ha avuto bisogno di ricapitalizzazioni pubbliche come altri Paesi, oggi soffre dell'esposizione alla prolungata recessione". Sulle difficoltà che riguardano Mps - che resta "un caso unico" - "non è solo una questione di gestione bancaria, ma anche di attività criminali"..

Quanto ai conti pubblici, Draghi ha sottolineato che "Il risanamento per i Paesi che hanno un debito alto è inevitabile anche se ha effetti di contrazione nel breve termine. La questione chiave non è posporre il risanamento, ma come mitigare gli effetti negativi: non bisogna attenuare il risanamento ma attenuarne gli effetti". L'aggiustamento dei conti pubblici, ha specificato, "deve essere basato di meno sull'aumento delle tasse. Le tasse nei Paesi della zona euro sono già molto elevate. Serve attuare le riforme strutturali in particolare sul mercato del lavoro e su quello dei prodotti". Per Draghi, insomma, la chiave sono i tagli alla spesa, non gli aumenti delle imposizioni.
(18 febbraio 2013)


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