jeudi 21 février 2013


Fed, Cina e l'economia Ue abbattono le Borse
Milano la peggiore, spread a 290 punti

La banca centrale americana pensa a interrompere il programma di acquisto di bond (85 miliardi al mese) e spaventa i mercati internazionali, non ancora pronti a perdere la stampella delle politiche accomodanti dei governatori. Il Pmi dell'Eurozona delude le attese. Piazza Affari perde il 3%, il differenziale tra Btp e Bund si allarga in vista delle elezioni. Wall Street in rosso

di RAFFAELE RICCIARDI

MILANO - Il programma di stimoli all'economia americana da 85 miliardi di acquisti di bond al mese potrebbe esporre la Federal Reserve a rischi eccessivi. E potrebbe quindi essere sospeso prima del previsto e non durare per tutto il 2013, o quantomeno se ne potrebbe variare l'entità. La riflessione in seno alla Banca centrale americana, che sui mercati si è trasformato in un timore, è emersa dalle minute della riunione di fine gennaio nella serata di ieri. Una simile spaccatura era arrivata anche dalla Banca d'Inghilterra. E' un fatto conclamato, dunque, che i banchieri centrali si stiano interrogando sull'opportunità di portare avanti politiche molto accomodanti nei confronti dell'economia, anche se - soprattutto in America - il mercato del lavoro non ha trovato ancora la sua dimensione ottimale.

Su questi interrogativi le borse asiatiche si sono mosse al ribasso e quelle europee, dopo un'apertura incerta, sembrano amplificare i timori. Non concorre al buon umore degli investitori il fatto che l'indice Pmi sull'Eurozona (attività economica nei servizi e nel manifatturiero) sia sceso a 47,3 punti a febbraio dai 48,6 punti di gennaio, con dati in chiaroscuro tra Germania e Francia. Sotto i 50 punti, la lettura segnala un proseguire della fase di contrazione dell'attività. A ciò si aggiunge il richiamo fatto in Cina nei confronti delle autorità 
locale per mettere un freno alla speculazione immobiliare, che sui mercati è stato percepito come un pericolo di un rallentamento di quella tipologia di attività.

A Milano, Piazza Affari ha lasciato sul terreno il 3,13%, peggiore in Europa e appesantita dal comparto bancario. Male anche Mediaset. Tiene meglio delle altreFinmeccanica al centro degli scandali, mentre prosegue il rimbalzo di TI Media dopo l'accordo con Urbano Cairo per trattare in esclusiva la vendita de La7. Al ribasso anche le altre Piazze del Vecchio Continente: Londra ha perso l'1,62%, Francoforte l'1,88% e Parigi il 2,29%. A livello corporate si sono registrati i conti dei colossi assicurativiAllianz ed Axa.

Alla chiusura delle Borse europee Wall Street si muove al ribasso, con il Dow Jones che cede lo 0,44%, il Nasdaq lo 0,9% e lo S&P 500 lo -0,6% dopo che le nuove richieste di sussidi di disoccupazione sono aumentate a 362 mila unità nella settimana terminata lo scorso 16 febbraio. Hanno così superato le stime, che indicavano le nuove richieste a quota 353 mila. Piatta invece l'inflazione di gennaio (+0,3%), per il secondo mese consecutivo. I prezzi al consumo sono cresciuti dell'1,6% nel raffronto sui dodici mesi. L'indice Pmi si è attestato a 55,2 punti in febbraio, in lieve ribasso dai 55,8 in gennaio. L'indice Fed di Philadelphia, invece, che monitora l'attività manifatturiera sulla costa orientale statunitense, si è contratto in febbraio, scendendo inaspettatamente a -12,5 da -5,8 di gennaio. Si tratta del risultato peggiore da giugno 2012. Il superindice dell'economia Usa è cresciuto a gennaio dello 0,2%, un decimo in meno delle attese degli analisti. Nella raffica di dati macro anche le vendite di case esistenti, salite oltre le attese dello 0,4% a gennaio.

La particolare tensione sull'Italia, sotto osservazione per l'approssimarsi delle elezioni, si è vista sul versante obbligazionario. Lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti si è allargato oltre la soglia di 290 punti base, con un rendimento al 4,5%. Il differenziale spagnolo si attesta a 360 punti, ma si è mosso meno di quello italiano. Proprio la Spagna ha collocato 4,2 miliardi di titoli di Stato a due, dieci e sei anni, più del massimo previsto (4 miliardi) e con un tasso medio in calo. Rendimenti invece in lieve rialzo per l'asta irlandese di titoli a tre mesi da mezzo miliardo.

Il combinato di queste tensioni si era già fatto sentire su su Tokyo, che ha terminato gli scambi in calo dell'1,39%; si è trattato anche di un movimento tecnico, in scia ai guadagni dello yen sull'euro e giustificato dai realizzi all'indomani del raggiungimento dei massimi da settembre 2008.

Sul fronte valutario, l'euro chiude sotto quota 1,33 dollari. La moneta unica passa di mano a 1,3227 dollari e si indebolisce anche sullo yen a 122,92. Il dollaro cede sulla valuta giapponese a 92,89 yen. Per quanto riguarda le materie prime, infine, il petrolio Wti arretra di due punti percentuali a 93,27 dollari al barile, mentre l'oro resta sostanzialmente stabile a 1.580,2 dollari.
(21 febbraio 2013)


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