mercredi 20 février 2013


Migliora leggermente la fiducia in Europa
Borse poco convinte, Milano in rosso

All'indomani del balzo dell'indice Zew sulla Germania, la fiducia dei consumatori dell'Eurozona registra un timido rialzo. Le Borse europee chiudono deboli, in scia a Wall Street, e Piazza Affari - osservta speciale per le elezioni - lascia sul terreno lo 0,8%. Wall Street incerta, Tokyo ai massimi dal settembre 2008. La BoE spaccata sugli stimoli all'economia, lo spread Btp-Bund a 276 punti

MILANO - Dopo l'iniezione di fiducia di ieri, con l'indice Zew relativo al livello di confidenza dei tedeschi in una ripresa economica al massimo da tre anni, i mercati accolgono freddamente il lieve rialzo dell'indice relativo alla fiducia dei consumatori in Europa. Secondo la stima flash della direzione generali Affari economici e finanziari della Commissione europea, a febbraio l'indice è migliorato sia nell'Ue a 27 che tra i Paesi della moneta unica, passando rispettivamente a -21,6 da -21,9 di gennaio e a -23,6 da -23,9.

Le Borse europee hanno registrato variazioni contenute, in linea con gli Usa, mentre Milano ha accelerato il ribasso nel finale: dopo il +1,5% di ieri, ha lasciato sul terreno 0,82% con le banche attardate. Londra è stata l'unica a resistere alle vendite (+0,15%), mentre Francoforte ha ceduto lo 0,3% e Parigi lo 0,69%. Piazza Affari è rimasta sotto la lente degli investitori esteri per l'approssimarsi delle elezioni del 24 e 25 febbraio. Tra i titoli coinvolti nella vendita de La7 si è registrato il rimbalzo di TI Media dopo lo scivolone di ieri. La scelta di Telecom Italia di dare l'esclusiva a Urbano Cairo è diventata argomento più politico che di business; eppure per la Cairo Communication la sfida è tutt'altro che semplice, tanto che la televisione in forte perdita rischia di trascinare in rosso l'intera società acquirente. Sotto pressione Mediaset, reduce da una giornata di guadagni sostenuti. Nel resto del vecchio continente, a Parigi si segnala il maxi-rosso di Crédit Agricole, che ha chiuso il 2012 con una perdita di quasi 6 miliardi e mezzo, ma non è stata penalizzata dal mercato.

Sempre in tema di fiducia, quella delle imprese francesi è salita oltre le attese a 90 punti, dagli 87 di gennaio. Tra gli altri, è già emerso il dato dell'inflazione tedesca: i prezzi al consumo in Germania, secondo la lettura finale, sono scesi dello 0,5% mensile a gennaio, mentre su base annua hanno mostrato un rialzo dell'1,7%. I dati sono in linea alle attese degli economisti. Anche in Francia l'inflazione ha fatto segnare il -0,5% mensile a gennaio, ma la variazione annua è del +1,2%. In Gran Bretagna, infine, il tasso di disoccupazione è salito oltre le aspettative al 7,8% nei tre mesi a fine dicembre, rispetto al 7,7% di fine novembre. I disoccupati hanno raggiunto quota 2,5 milioni. Sono però calate le richieste di sussidi, grazie al maggior numero di assunzioni che nel complesso ha fatto salire anche il numero degli occupati. Il governatore della Banca centrale inglese (BoE), Mervyn King, si è detto favorevole a portare i quantitative easing a 400 miliardi di sterline dai 375 miliardi precedenti. Ma nella riunione di febbraio la BoE si è spaccata: sei membri su nove hanno votato a favore dello status quo sul programma di acquisto attivi.

Lo spread tra Btp e Bund ha chiuso stabile rispetto all'apertura a 276 punti base, dopo essere sceso in area 270, con i titoli italiani che sul mercato secondario rendono il 4,4%. Il Tesoro tedesco ha collocato Bund decennali per 4,04 miliardi di euro a un rendimento dell'1,66%, in rialzo rispetto all'1,56% dell'asta di gennaio. Peggiora la domanda, pari a 1,2 volte l'offerta.

Negli Stati Uniti i prezzi alla produzione di gennaio (+0,2%) hanno deluso le aspettative e lo stesso è avvenuto per i nuovi cantieri (-8,5% sempre a gennaio). Su base annua, però, i nuovi cantieri sono risultati in crescita del 23,6%, con un +20% per quanto riguarda le abitazioni  monofamiliari, il livello più alto dal luglio 2008. I dati contrastanti del settore immobiliare destabilizzano Wall Street, che ieri ha chiuso vicina ai massimi da cinque anni. Oggi, alla chisura dei mercati in Europa, il Dow Jones cede lo 0,1%, lo S&P 500 e il Nasdaq si allineano intorno al -0,4%.
L'euro chiude in calo a 1,3373 dollari. Il biglietto verde avanza anche sullo yen a 93,70. La divisa giapponese perde qualche punto anche sull'euro a quota 125,27.

A Est si è registrata la terza seduta consecutiva di guadagni per le Borse asiatiche, che sono avanzate mediamente di un punto percentuale (indice Msci). Tokyo, ai massimi da settembre 2008, ha chiuso con un +0,84%, Shanghai +1,4% e Hong Kong +0,43%. Proprio su quest'ultima piazza da segnalare la seduta di Prada che ha strappato il 2,4% all'indomani dei conti preliminari, archiviati con un balzo dei ricavi del 29% a 3,3 miliardi. I listini del "Far east" hanno beneficiato soprattutto dell'indebolimento dello yen. A gennaio, comunque, le importazioni del Giappone sono state superiori alle esportazioni, condizione che ha creato un deficit commerciale di 1.630 miliardi di yen, pari a 13 miliardi di euro (+10%, peggior dato in 30 anni). Condizione che rende pericoloso un ulteriore e repentino deprezzamento dello yen. Le preoccupazione per il movimento della valuta nipponica hanno ormai ufficialmente coinvolto anche la Nuova Zelanda, dove il governatore Graeme Wheeler ha detto di essere pronto a intervenire per deprezzare il dollaro.

Sempre alla chisura degli scambi nel Vecchio continente si registra un calo sostanzioso del petrolio: il Wti lascia sul terreno il 2,6% a 94,25 dollari al barile. Segno meno anche per l'oro, che perte l'1,5% di valore a 1.579,8 dollari.
(20 febbraio 2013)


Aucun commentaire: