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Europa e Cina continuano a frenare
Il primo indicatore a spingere gli investitori verso le vendite è stato, all'alba, il Purchasing managers' index cinese, attestatosi a 47,8, in rialzo rispetto al 47,6 di agosto, ma comunque sotto la soglia dei 50 punti che separa un'espansione da una contrazione. Il dato negativo di questa mattina è l'11esimo consecutivo. Un quadro preoccupante, ma forse non abbastanza per spingere le autorità monetarie a un taglio del costo del denaro, specie in una fase di delicata transizione a livello politico come quella in corso con il 18esimo Congresso del partito comunista cinese alle porte.
Poi è stata la volta dell'indice Pmi dell'eurozona che a settembre ha segnato un calo a sorpresa, attestandosi a 45,9 da 46,3 di agosto contro attese per un rialzo a 46,6.
Anche negli Stati Uniti la giornata borsistica è all'insegna delle vendite: il Dow Jones, al momento della chiusura dei mercati europei, viaggiava a -0,1% e lo S&P 500 cedeva lo 0,3%. Colpa almeno in parte delle richieste iniziali di sussidio di disoccupazione negli Stati Uniti sono calate di 3mila unità a quota 382mila unità nel corso dell'ultima settimana. Il dato reso noto dal dipartimento del Lavoro è peggiore delle attese degli analisti che si attendevano una flessione a quota 373mila. Il governo ha tuttavia rivisto al rialzo la performance della scorsa settimana, inizialmente indicata a quota 382mila. La media delle quattro settimane infine è calata di 2mila unità a quota 377.750. Invariato l'indice Pmi a 51,5 punti. In flessione anche il Superindice dell'economia americana, sceso in agosto dello 0,1% contro le attese degli economisti di una performance invariata rispetto a luglio. L'indice ha fatto registrare flessioni in tre degli ultimi sei mesi, a conferma di come l'economia fatichi a riprendere velocità.
Seduta in rialzo per il differenziale tra i Btp e il Bund a 10 anni, attestatosi intorno a quota 340 (330 la chiusura di ieri) con un rendimento al 4,9%. La Spagna intanto ha collocato 4,8 miliardi di titoli di Stato, superando l'ammontare massimo di 4,5 miliardi previsto per l'asta di oggi. I tassi sono in deciso calo, al 5,6% da 6,647% per il decennale gennaio 2022 e al 3,845% per il tre anni ottobre 2015. L'euro è debole sui mercati valutari con la moneta unica che torna sotto quota 1,30 dollari a 1,2953. Contro lo yen la moneta unica quota 101,38.
La Borsa di Tokyo ha terminato gli scambi con una brusca correzione (-1,57%), scontando anche il rafforzamento dello yen. L'indice Nikkei ha chiuso andando sotto di 145,23 punti, a quota 9.086,98, con lo yen risalito contro dollaro (78,10) ed euro (101,45), e il deficit commerciale giapponese di agosto balzato a 754,1 miliardi di yen (circa 7,5 miliardi di euro), con l' export in frenata del 5,8% e l'import del 5,4%. Nel resto dell'Asia Hong Kong ha chiuso a -1,20%, Shanghai a -2,08%, mentre Seul ha perso lo 0,87%.
Europa e Cina continuano a frenare
Seduta in ribasso per le Borse mondiali
Calo a sorpresa dell'indice Pmi dell'eurozona. Negli Usa deludono sia i dati sul lavoro che il Superindice. Undicesimo mese consecutivo di contrazione nel settore manifatturiero per la prima economia asiatica. Tassi in calo per l'asta spagnola. Debole l'euro, tornato sotto quota 1,30 contro il dollaro, spread in rialzo
di MARCO MASCIAGA MILANO - Seduta in ribasso sui mercati dopo che, nell'ordine da Cina, Europa e Stati Uniti sono arrivati dati che lanciano ombre sull'andamento dell'economia mondiale e sulla capacità della ripresa Usa di generare abbastanza posti di lavoro. Milano, zavorrata dal settore bancario, ha chiuso in ribasso dell'1,68%, mentre Londra ha perso lo 0,57%, Parigi lo 0,62%. Francoforte è rimasta invariata (-0,02%)Il primo indicatore a spingere gli investitori verso le vendite è stato, all'alba, il Purchasing managers' index cinese, attestatosi a 47,8, in rialzo rispetto al 47,6 di agosto, ma comunque sotto la soglia dei 50 punti che separa un'espansione da una contrazione. Il dato negativo di questa mattina è l'11esimo consecutivo. Un quadro preoccupante, ma forse non abbastanza per spingere le autorità monetarie a un taglio del costo del denaro, specie in una fase di delicata transizione a livello politico come quella in corso con il 18esimo Congresso del partito comunista cinese alle porte.
Poi è stata la volta dell'indice Pmi dell'eurozona che a settembre ha segnato un calo a sorpresa, attestandosi a 45,9 da 46,3 di agosto contro attese per un rialzo a 46,6.
Anche negli Stati Uniti la giornata borsistica è all'insegna delle vendite: il Dow Jones, al momento della chiusura dei mercati europei, viaggiava a -0,1% e lo S&P 500 cedeva lo 0,3%. Colpa almeno in parte delle richieste iniziali di sussidio di disoccupazione negli Stati Uniti sono calate di 3mila unità a quota 382mila unità nel corso dell'ultima settimana. Il dato reso noto dal dipartimento del Lavoro è peggiore delle attese degli analisti che si attendevano una flessione a quota 373mila. Il governo ha tuttavia rivisto al rialzo la performance della scorsa settimana, inizialmente indicata a quota 382mila. La media delle quattro settimane infine è calata di 2mila unità a quota 377.750. Invariato l'indice Pmi a 51,5 punti. In flessione anche il Superindice dell'economia americana, sceso in agosto dello 0,1% contro le attese degli economisti di una performance invariata rispetto a luglio. L'indice ha fatto registrare flessioni in tre degli ultimi sei mesi, a conferma di come l'economia fatichi a riprendere velocità.
Seduta in rialzo per il differenziale tra i Btp e il Bund a 10 anni, attestatosi intorno a quota 340 (330 la chiusura di ieri) con un rendimento al 4,9%. La Spagna intanto ha collocato 4,8 miliardi di titoli di Stato, superando l'ammontare massimo di 4,5 miliardi previsto per l'asta di oggi. I tassi sono in deciso calo, al 5,6% da 6,647% per il decennale gennaio 2022 e al 3,845% per il tre anni ottobre 2015. L'euro è debole sui mercati valutari con la moneta unica che torna sotto quota 1,30 dollari a 1,2953. Contro lo yen la moneta unica quota 101,38.
La Borsa di Tokyo ha terminato gli scambi con una brusca correzione (-1,57%), scontando anche il rafforzamento dello yen. L'indice Nikkei ha chiuso andando sotto di 145,23 punti, a quota 9.086,98, con lo yen risalito contro dollaro (78,10) ed euro (101,45), e il deficit commerciale giapponese di agosto balzato a 754,1 miliardi di yen (circa 7,5 miliardi di euro), con l' export in frenata del 5,8% e l'import del 5,4%. Nel resto dell'Asia Hong Kong ha chiuso a -1,20%, Shanghai a -2,08%, mentre Seul ha perso lo 0,87%.
(20 settembre 2012)
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